«La nostra città e la nostra regione vivono una condizione economica e sociale molto complicata: centinaia di persone faticano ad arrivare alla fine mese. Di fronte a un quadro siffatto, è urgente dare risposte, trovare una via d'uscita. E per noi, per la Cgil, occorre ripartire dal lavoro». Si è espresso così Claudio Di Berardino, segretario generale della Cgil, intervenendo ieri a Roma all’iniziativa su Cassa depositi e prestiti, Sace, Sismet, “un ruolo a sostegno dell’occupazione”, cui hanno partecipato il presidente di Cassa Depositi e Prestiti Franco Bassanini, il presidente della Simest Vincenzo Petrone, l'Ad di Sace Alessandro Castellana.
Per Di Beradino «è evidente come l’attuale modello di sviluppo, che si regge sul terziario, sui servizi, sull’edilizia e sul lavoro pubblico, non sia più in grado di creare nuova occupazione. Ne serve un altro, fondato sulla crescita e sull'innovazione e inoltre abbiamo bisogno di investimenti. Da questo punto di vista – ha precisato – la Cassa depositi e prestiti avrebbe potuto davvero contribuire a creare crescita e occupazione, ma quello che a me sembra è che nel corso di questi anni abbia più che altro sostituito quello che doveva essere il ruolo del Governo in termini di gestione, non abbia sostenuto adeguatamente gli enti locali e non abbia contribuito in modo giusto allo sviluppo».
«Di fronte a una crisi così devastante con ingenti risorse bloccate dal patto stabilità, tagli lineari, difficoltà di accesso al credito per le imprese – ha proseguito – è allora necessario e urgente rivedere il tema dei finanziamenti e anche il ruolo di questa società che è stato un po’ snaturato. Occorre rilanciare gli investimenti per creare nuova occupazione – ha concluso -. Non possiamo pensare che bastino i fondi europei». Per Agostino Megale, segretario generale della Fisac Cgil, «dopo aver perso 9 punti di Pil pari a 160 miliari di euro di mancata ricchezza, la Cassa depositi e prestiti può e deve rafforzare la sua azione sotto molteplici aspetti.
Innanzitutto – ha detto – deve potenziare gli investimenti nella piccola e media impresa, in particolare nell'industria manifatturiera; deve sostenere poi le imprese che esportano e che dimostrino di saper governare eventuali percorsi di delocalizzazione all'insegna della buona occupazione e della internazionalizzazione; deve rilanciare infine un'idea della crescita promuovendo, attraverso un'azione coordinata con il ministero dello sviluppo economico, un sistema bancario capace di riaprire i rubinetti del credito per favorire gli investimenti e di portare le firme italiane a livello dimensionale di quella francesi e, gradualmente, di quelle tedesche».
Tutto ciò, secondo Megale, è determinante «per immaginare una politica incentrata sul lavoro e sulla buona occupazione e attenta in modo particolare ai giovani, al rispetto dei diritti e delle libertà sindacali».