«Si comprenderà che da presidente – guardando anche a dcenni di vita repubblicana – io consideri il frequente e facile ricorso a elezioni politiche anticipate come una delle più dannose patologie italiane». A scriverlo il presidente della Repubblca Giorgio Napolitano in una lettera aperta pubblicata oggi sul Corriere della Sera. Nessuna blindatura del governo Letta da parte del presidente della Repubblica, il Parlamento può sfiduciare quando vuole l'esecutivo. Ma è dovere del capo dello Stato, spiega Napolitano, mettere in guardia il Paese dai contraccolpi di una ulteriore destabilizzazione del quadro politico, anche «di azzardi la democrazia italiana ne ha vissuti già troppi».
Napolitano, che prende spunto dalla lettera inviata ieri al Corriere da Fausto Bertinotti – nella quale, tra l'altro, l'ex presidente della Camera, rivolgendosi direttamente al capo dello Stato sosteneva che «non può congelare d'autorità una delle possibili soluzioni al problema del governo del Paese» – chiarisce «non posso certo “congelare” nè “blindare” (termini, entrambi, di fantasia o di polemica a effetto) un governo ancora fresco di nomina, nemmeno tre mesi, che è, scrive Bertinotti, solo “una delle possibili soluzioni al problema del governo del Paese”».
Ma «c'è bisogno di ricordare – chiede il presidente della Repubblica – l'insuccesso del tentativo dell'onorevole Bersani, che ebbe da me, dopo le elezioni di febbraio, l'incarico, senza alcun vincolo o limite, di esplorare la possibilità di una maggioranza parlamentare diversa da quella che è stata poi posta a base del governo dell'onorevole Letta? E i successivi e più recenti sviluppi politici hanno forse fatto delineare quella possibilità di cui l'onorevole Bersani dovette registrare l'insussistenza?».
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Comunque, mette in evidenza Napolitano, «nessun “congelamento” ovvero “impedimento” – parole grosse – “alla libera dialettica democratica”. Il Parlamento è libero, in ogni momento – puntualizza il capo dello Stato – di votare la sfiducia al governo Letta. Ma il presidente ha il dovere di mettere in guardia il Paese e le forze politiche rispetto ai rischi e contraccolpi assai gravi, in primo luogo sotto il profilo economico e sociale, che un'ulteriore destabilizzazione e incertezza del quadro politico-istituzionale comporterebbe per l'Italia». Napolitano dice di «sapere bene che “in caso di crisi” resta “il ricorso al voto popolare” e che da qualche parte si confida nella possibilità di “dare vita” così a “un'alternativa di governo”. Ma di azzardi – avverte – la democrazia italiana ne ha vissuti sin troppi”. (asca)