Pena di morte: Cina, Iran e Iraq primi tre paesi “boia” nel 2012

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L'Asia si conferma essere il continente dove si pratica la quasi totalità delle esecuzioni di pena di morte nel mondo. Se stimiamo che in Cina vi sono state circa 3.000 esecuzioni (circa 1.000 in meno rispetto al 2011), il dato complessivo del 2012 nel continente asiatico corrisponde ad almeno 3.879 (il 97,8%), in calo rispetto al 2011 quando erano state almeno 4.935. E' quanto emerge dal rapporto 2013 sulla pena di morte nel mondo presentato oggi dall'organizzazione Nessuno Tocchi Caino e a cui ha partecipato anche il ministro degli affari esteri Emma Bonino. Nel 2012, secondo quanto si legge nel rapporto, i Paesi che hanno fatto ricorso alle esecuzioni capitali sono stati 22, rispetto ai 20 del 2011, ai 22 del 2010, ai 19 del 2009 e ai 26 del 2008.

Nel 2012 e nei primi sei mesi del 2013, non si sono registrate esecuzioni in 3 Paesi – Egitto, Singapore e Vietnam – che le avevano effettuate nel 2011. Viceversa, 7 Paesi hanno ripreso le esecuzioni: Botswana (almeno 1), Gambia (9), Giappone (7), India (1) e Pakistan (1) nel 2012; Indonesia (1), Kuwait (5) e Nigeria (4) nel 2013. Le Americhe sarebbero un continente praticamente libero dalla pena di morte, se non fosse per gli Stati Uniti, unico Paese del continente che ha compiuto esecuzioni (43) nel 2012. Il 7 agosto 2012, la Commissione Inter-Americana per i Diritti Umani ha chiesto agli Stati membri dell'Organizzazione degli Stati Americani (OAS) che hanno ancora la pena di morte ad abolirla o, almeno, a introdurre una moratoria sulla sua applicazione. In Africa, infine, nel 2012, la pena di morte è stata eseguita in 5 Paesi (4 nel 2011) e sono state registrate almeno 42 esecuzioni: Sudan (19), Gambia (9), Somalia (8), Sudan del Sud (5), Botswana (1). Nel 2011 le esecuzioni effettuate in tutto il continente erano state almeno 24.

In Europa, la Bielorussia continua a costituire l'unica eccezione in un continente altrimenti totalmente libero dalla pena di morte. Nel 2012 tre uomini sono stati giustiziati per omicidio. In Giappone, poi, sono riprese le esecuzioni capitali: 7 persone state giustiziate durante il mandato del primo ministro del partito democratico Yoshihiko Noda. Altre 5 persone sono state impiccate nel 2013 dopo la schiacciante vittoria del partito liberal-democratico di Shinzo Abe alle elezioni anticipate del dicembre 2012. In Cina, invece, il numero delle esecuzioni capitali è diminuito di oltre il 50% dal 2006, quando media statali avevano riportato le stime del professor Liu Renwen, direttore del dipartimento penale della facoltà di Legge dell'accademia cinese di scienze sociali secondo cui il numero di circa 8.000 esecuzioni l'anno era allora un dato ''realistico''.

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Comunque, i primi tre paesi nel mondo che nel 2012 hanno compiuto più esecuzioni sono tre Stati autoritari: Cina, Iran e Iraq: l'Iran ne ha effettuate almeno 580 e l'Iraq almeno 129. L'organizzazione ha stimato che dei 40 mantenitori della pena di morte, 33 sono dittatoriali, autoritari o illiberali. In 17 di questi Paesi, nel 2012, sono state compiute almeno 3.909 esecuzioni, il 98,5% del totale mondiale. Oltre a Cina, Iran e Iraq di cui si è già detto, altri dati significativi si hanno dall'Arabia Saudita con almeno 84, dallo Yemen con almeno 28, dalla Corea del Nord con almeno 20, dal Sudan con almeno 19, dall'Afghanistan con 14, dal Gambia 9; dalla Somalia con almeno 8; dalla Striscia di Gaza della Palestina almeno 6; dal Sudan del Sud almeno 5; dalla Bielorussia almeno 3; almeno una dalla Siria e una dal Bangladesh, così come dagli Emirati Arabi Uniti e dal Pakistan. (asca)

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