Berlusconi: non farò l\’esule come Craxi. Se mi condannano andrò in carcere

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Attesa per ciò che potrà accadere domani, se la prevista udienza in Cassazione del processo Mediaset che riguarda Silvio Berlusconi verrà rinviata o se i giudici entreranno in Camera di consiglio per leggere il dispositivo della sentenza. La difesa dell'ex presidente del Consiglio è affidata all'avvocato Franco Coppi che secondo alcune indiscrezioni farebbe ruotare la sua arringa intorno al travisamento delle prove sul ruolo di Berlusconi nel processo Mediaset.

Sono tre le ipotesi in campo: conferma dei 4 anni di reclusione e dei 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, assoluzione, annullamento delle condanne con rinvio a un nuovo processo d'appello. In caso di conferma, sono imprevedibili le ripercussioni sul quadro politico e le reazioni del Pdl anche se Berlusconi sembra intenzionato a praticare in tale eventualità una strategia non aggressiva stando alle anticipazioni pubblicate ieri sul quotidiano “Libero” in un colloquio con l'ex premier avvenuto venerdì scorso nella sua residenza di Arcore.

Pur avendo fatto smentire che quella pubblicata su “Libero” a firma del direttore Maurizio Belpietro fosse una vera e propria intervista (“Il Presidente Berlusconi non ha rilasciato alcuna intervista. Il direttore di “Liberò Belpietro ha liberamente interpretato il senso di un colloquio in cui sono state confermate l'assoluta infondatezza delle accuse rivolte al Presidente Berlusconi e la sua precisa volontà di continuare a offrire il suo contributo al popolo dei moderati”), il leader del Pdl non ne ha smentito i contenuti. Si legge in quel colloquio: “Non farò l'esule, come fu costretto a fare Bettino Craxi. Nè accetterò di essere affidato ai servizi sociali, come un criminale che deve essere rieducato. Ho quasi 78 anni e avrei diritto ai domiciliari, ma se mi condannano, se si assumono questa responsabilità, andrò in carcere”.

Berlusconi, riferendosi all'udienza della Cassazione di domani, si dice tuttavia “abbastanza ottimista: non possono condannarmi”. Poi precisa: “I miei avvocati hanno proposto 50 obiezioni alla decisione della Corte d'appello e la Cassazione già in altre occasioni ha riconosciuto che io non firmavo i bilanci, non partecipavo alle decisioni dell'azienda e non avevo alcun ruolo diretto nella gestione di Mediaset. Facevo il presidente del Consiglio, cosa ne potevo sapere io dei contratti per i diritti televisivi?”. L'autodifesa si basa su una ulteriore considerazione: “Non avrei rischiato tutto questo per 3 milioni dopo averne corrisposti più di 500 in un solo esercizio. E poi, se fossi stato così fesso da evadere le imposte, a un certo punto avrei usato il condono tombale che il mio stesso governo aveva introdotto”.

Sulle ripercussioni che una conferma della sentenza di condanna potrebbe avere sul quadro politico, Berlusconi smorza l'allarme: “Non farò cadere Letta ma sarà il suo partito a farlo. Se venissi condannato, il Pd non accetterebbe di continuare a governare insieme con un partito il cui leader è agli arresti e interdetto dai pubblici uffici”. L'ex premier, che rilancerà a settembre Forza Italia come nucleo centrale del centrodestra, conferma di sentirsi perseguitato dalla magistratura: “In pochi mesi otto pronunciamenti contro di me. I diritti Mediaset, Ruby, la telefonata Fassino-Consorte, gli alimenti alla mia ex moglie, le richieste dei pm di Napoli e Bari, la decisione della Consulta sul legittimo impedimento, il respingimento della richiesta di trasferire a Brescia il processo per le cene di Arcore, l' abnorme risarcimento a De Benedetti”.

È intanto annunciato per oggi il ritorno a Roma di Berlusconi che avrebbe intenzione di attendere con i suoi avvocati l'eventuale sentenza della Cassazione che però potrebbe essere rinviata a settembre. Nell'entourage del Pdl, la soluzione del rinvio è quella più auspicata perchè equivarrebbe a ritenere che non ci sono certezze sulla condanna subita da Berlusconi: il rinvio potrebbe essere il preludio dell'annullamento successivo. La soluzione del rinvio non sarebbe sgradita al Pd, alle prese con uno scontro politico interno in vista del suo congresso di fine anno (una nuova riunione di Direzione del partito dovrebbe tenersi il 31 luglio), e neppure al governo guidato da Enrico Letta che potrebbe continuare la sua navigazione senza traumi. Se invece venisse confermata la sentenza di primo e secondo grado, tre anni di pena verrebbero di fatto cancellati dall'indulto che copre i reati commessi entro il maggio 2006 (la presunta frode fiscale riguarda gli anni 2002-2003).

Dopo aver ricevuto dalla Cassazione il dispositivo della sentenza, la Procura di Milano dovrebbe poi emettere l'ordine di “esecuzione con sospensione” perchè la pena è sotto i tre anni. Spetterebbe sempre alla Procura di Milano inviare una comunicazione al Senato per quanto riguarda l'esecuzione della pena accessoria di interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. La Giunta per le immunità di palazzo Madama dovrebbe infine, in questa eventualità, esprimersi sulla decadenza di Berlusconi da senatore. (asca)

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