L'esecutivo vuole un iter veloce per il ddl che abolisce le Province e riforma gli enti locali. Lo ha ripetuto a Radiouno Graziano Delrio, ministro per gli Affari regionali, ex presidente dell'Anci (Associazione nazionale Comuni italiani), ex sindaco di Reggio Emilia, piddino: “Nonostante il governo abbia ricevuto la fiducia su questo punto, sto sentendo delle resistenze sull'abolizione delle Province. Alcune sono legittime perchè si tratta di un cambiamento rilevante.
Ma è un cambiamento necessario. È importante per la crescita”. Il confronto in atto ha come oggetto il ddl approvato dal Consiglio dei ministri che riorganizza le città e le amministrazioni territoriali, introduce a partire dal 2014 le città metropolitane, semplifica la disciplina delle Unioni di Comuni ed elimina le Province dall'articolo 114 della Costituzione. Il ministro Delrio deve fare i conti con le richieste dell'Anci, ora presieduta da Piero Fassino, sindaco di Torino e anch'egli del Pd, e dai sindaci delle città metropolitane che vengono istituite dal ddl. Dichiarano quest'ultimi: il percorso di revisione costituzionale, intrapreso dal governo con il ddl per l'abolizione delle Province, va accompagnato da un disegno di legge ordinario da presentare urgentemente. In modo che anticipi a Costituzione vigente – prosegue la nota dei sindaci – il modello di riassetto del sistema locale e che disciplini entro il primo gennaio 2014 l'istituzione delle città metropolitane.
È questa la posizione sottoscritta da Fassino, Matteo Renzi (sindaco di Firenze), Marco Doria (sindaco di Genova), Leoluca Orlando (sindaco di Palermo), Massimo Zedda (sindaco di Cagliari) e Giorgio Orsoni (delegato delle città metropolitane). L'Anci, in un comunicato, ricorda inoltre che la Corte costituzionale ha bocciato con apposita sentenza il progetto sulle Province messo a punto dal governo presieduto da Mario Monti nella scorsa legislatura perchè non poteva essere attuato con legislazione ordinaria. L'Anci ribadisce comunque la necessità della riforma degli enti locali auspicando che le città metropolitane possano iniziare la loro attività dal gennaio 2014 con l'accortezza che questa riforma sia accompagnata da un modello unitario di governo e coordinamento a cui attribuire le antiche funzioni svolte dalle Province. Le indicazioni della Consulta ricordate dall'Anci stabiliscono che la riforma degli enti locali non possa essere effettuata con decreto legge anche se non è indispensabile la legge costituzionale.
La sentenza si limita infatti ad affermare che i decreti legge su queste materie possano introdurre solo “misure meramente organizzative”. Da qui la scelta da parte dell'esecutivo del ddl che prevede, a partire dal 2014, la nascita le città metropolitane che prenderanno il posto delle rispettive Province. Si tratta di Torino, Milano, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria, Roma. Si occuperanno anche di pianificazione strategica, servizi pubblici, viabilità e sviluppo economico, poteri precedentemente attribuiti alle Province. È previsto che le città metropolitane eleggano il sindaco metropolitano (il primo cittadino della città capoluogo) che presiede il Consiglio metropolitano formato da tutti i sindaci dei municipi con più di 15 mila abitanti e le unioni di Comuni con più di 10 mila abitanti. Nel rapporto tra governo e Comuni fanno problema pure i tagli annunciati da palazzo Chigi di altri 700 milioni di euro.
Fassino definisce questi tagli “insostenibili”. Secondo il presidente dell'Anci, i nuovi tagli dovrebbero compensare il minore introito dell'Imu da parte dello Stato che “siccome non sa dove andare a prenderli questi soldi li chiede ai Comuni, a questa richiesta noi diciamo no”. Il sindaco di Torino annuncia di aver chiesto un apposito incontro al governo: “Ci aspettiamo un atteggiamento responsabile perchè tutti si devono rendere conto che i Comuni non sono centri di spesa parassitari, come crede qualche burocrate romano, ma erogatori di servizi essenziali per i cittadini”.
Fassino, che ricorda come i Comuni debbano approvare i loro bilanci entro il 30 settembre, ha inviato una lettera al governo in cui si legge: “Serve a questo punto una sede di confronto generale che definisca con chiarezza il ruolo dei Comuni, gli ambiti della loro autonomia, le risorse di cui potranno disporre. I pur necessari confronti con i singoli ministeri non appaiono sufficienti a ridefinire il quadro dei rapporti tra Comuni e Stato”. Il ministro Delrio si dichiara disponibile: “Il governo intende incontrare a breve i sindaci. Le buone ragioni vanno certamente ascoltate”. (asca)