La condanna a 4 anni per frode fiscale è confermata, bisogna ricalcolare l'entità della pena accessoria, ossia l'interdizione dai pubblici uffici. Questa, in sintesi, la sentenza della Corte Feriale della Cassazione per il caso dei diritti tv di Mediaset. La Suprema Corte “annulla la sentenza impugnata limitatamente nei confronti di Silvio Berlusconi alla statuizione relativa alla condanna alla pena accessoria dell'interdizione temporanea di anni 5 dai pubblici uffici”. Diposta la trasmissione degli atti alla Corte d'Appello “perchè ridetermini la pena accessoria”. Bocciate tutte le altre richieste: nei confronti del leader Pdl “dichiara irrevocabili tutte le altre parti della sentenza impugnata”.
Berlusconi, nei giorni scorsi, si diceva “abbastanza ottimista: non possono condannarmi”. Poi aveva precisato: “I miei avvocati hanno proposto 50 obiezioni alla decisione della Corte d'appello e la Cassazione già in altre occasioni ha riconosciuto che io non firmavo i bilanci, non partecipavo alle decisioni dell'azienda e non avevo alcun ruolo diretto nella gestione di Mediaset. Facevo il presidente del Consiglio, cosa ne potevo sapere io dei contratti per i diritti televisivi?”. L'autodifesa si basava su una ulteriore considerazione: “Non avrei rischiato tutto questo per 3 milioni dopo averne corrisposti più di 500 in un solo esercizio. E poi, se fossi stato così fesso da evadere le imposte, a un certo punto avrei usato il condono tombale che il mio stesso governo aveva introdotto”.
E sulle ripercussioni in ambito politico, Berlusconi aveva smorzato l'allarme: “Non farò cadere Letta ma sarà il suo partito a farlo”. L'ex premier, che rilancerà a settembre Forza Italia come nucleo centrale del centrodestra, aveva confermato di sentirsi perseguitato dalla magistratura: “In pochi mesi otto pronunciamenti contro di me. I diritti Mediaset, Ruby, la telefonata Fassino-Consorte, gli alimenti alla mia ex moglie, le richieste dei pm di Napoli e Bari, la decisione della Consulta sul legittimo impedimento, il respingimento della richiesta di trasferire a Brescia il processo per le cene di Arcore, l'abnorme risarcimento a De Benedetti”. Ora, cosa succederà? (asca)