68 anni fa la bomba atomica su Hiroshima

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Il 6 agosto di ogni anno il rintocco di una campana nella città di Hiroshima ricorda al mondo una delle più grandi tragedie dell'umanità. Una commemorazione che si ripete, puntuale, con gli stessi riti nella consapevolezza che solo la memoria può dare un senso alla ferita, trasformata in un monumento vivente alla pace.

Il 6 agosto del 1945 gli Stati Uniti sganciano il primo ordigno nucleare della storia utilizzato come strumento bellico sulla città giapponese, uccidendo 100.000 persone sul colpo. Altrettante migliaia muoiono nei mesi e negli anni successivi come conseguenza dell'esposizione alle radiazioni. Il progetto Manhattan (che diede vita alla bomba H) nasce in seguito alla diaspora di alcuni scienziati che, per sfuggire alle leggi razziali in vigore in Germania e in Italia, trovano rifugio negli Stati Uniti.

A New York, tra il 1939 e il 1945, si realizza ''la più grande concentrazione di intellettuali della storia'' come ebbe a dire il fisico ungherese Leo Szilard. Tra questi intellettuali, c'era una comunità scientifica di altissimo livello. Questi, fuggiti dall'Europa per l'oppressione tedesca, svolgono un ruolo di stimolo per poter impiegare la scienza a scopo bellico.

L'interesse dell'amministrazione Usa si concretizza solo nel 1941 quando, dopo un accordo tra Churchill e Roosevelt, si decide che nella costruzione della bomba (per arrivare prima della Germania, che stava lavorando ad un progetto analogo) si costituisce un'equipe di scienziati d'avanguardia che realizza l'ordigno nei laboratori di Los Alamos, nel New Mexico.

Le conseguenze della deflagrazione di Hiroshima sono devastanti: la città viene rasa al suolo. Ancora oggi le vecchie immagini televisive che mostrano la distruzione provocata dall'esplosione lasciano attoniti. Uno scenario che si ripete tre giorni dopo (9 agosto 1945) con lo sganciamento del secondo ordigno nucleare su Nagasaki. Solo a quel punto il Giappone si arrende, dichiarando conclusa la seconda guerra mondiale. (Asca)

 

 

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