Direzione Pd, è giallo sulle primarie del 24 novembre

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Più o meno due ore di riunione con gli interventi del segretario Guglielmo Epifani e del premier Enrico Letta. Ieri sera sembrava che la Direzione del Pd avesse siglato la tregua tra le componenti del partito convocando l'Assemblea nazionale il 20-21 settembre e le primarie per l'elezione del segretario il 24 novembre a conclusione dell'iter congressuale. Ma poi, dopo le 22, è scoppiato un piccolo giallo, con versioni diverse sulla seconda decisione.

Il primo a mostrare dubbi è Pippo Civati, uno dei precandidati alla segreteria: “Non c'è nulla di ufficiale, non si sa nulla sulle regole delle primarie e non si è nemmeno risolto il problema di Berlusconi. Su questo mi aspettavo che arrivasse un messaggio per consigliare all'ex premier di dare le dimissioni”.

Matteo Renzi abbandona la riunione annunciando che avrebbero parlato i “suoi” , mentre renziani come Paolo Gentiloni twittano: “Epifani: save the date, 20 e 21 settembre. Non è il Congresso, solo l'Assemblea che dovrebbe fissarne le regole”.

Guglielmo Epifani, nella sua relazione, aveva detto: “Il Congresso deve aiutare a definire un progetto per l'Italia e una speranza per un Paese che l'ha persa. Confermo tutto: tempi e funzione del Congresso. Si è fatto uno sforzo molto serio di condivisione che consentirà di consegnare all'Assemblea nazionale le proposte di modifica delle regole congressuali”. Il segretario annunciava inoltre che l'Assemblea si svolgerà il 20-21 settembre per dare il via all'iter congressuale. Secondo la ricostruzione del dibattito della Direzione, a un certo punto l'ex senatrice Magda Negri chiede lumi alla presidenza della riunione sulla data del Congresso ricevendo da Marina Sereni l' assicurazione che le date di cui si era parlato nella precedente riunione della settimana scorsa erano confermate. Negri insiste: “Allora, 24 novembre per il Congresso?”. Sereni annuisce, Epifani evita però di chiedere la parola.

A complicare la soluzione del giallo ci pensa una nota ufficiale della segreteria del Pd: “Il segretario Guglielmo Epifani ha proposto l' Assemblea nazionale il 20 e il 21 settembre, che discuterà di regole e data dei congressi (locali, regionali e nazionale). L'indicazione politica è di fare il tutto, compatibilmente con le modifiche statutarie che si deciderà di adottare, entro novembre”. Parlare di primarie decise per il 24 novembre è perciò una forzatura.

Dichiara a questo proposito Davide Zoggia, responsabile dell'organizzazione del Pd, bersaniano: “La data delle primarie, in realtà, non è stata stabilita per il semplice motivo che la deve fissare l'Assemblea convocata per il 20-21 settembre. L'impegno preso e ribadito dal segretario, però, è di mantenere le date previste nell'ultima Direzione. Dipenderà anche dalle regole perchè se non si approvassero quelle alle quali stiamo lavorando in queste settimane le primarie rischierebbero di slittare”. Zoggia si riferisce a una nota dell'europarlamentare Roberto Gualtieri a cui era stato affidato il compito fare una proposta per risolvere il rebus delle regole. Secondo le indiscrezioni, ci sarebbe accordo su “primarie aperte” a cui potranno partecipare iscritti e simpatizzanti del Pd che firmino la carta d'intenti del partito. L'accordo prevederebbe la modifica dello statuto nella clausola che prevede l'automatismo tra la carica di segretario del partito con quella di candidato premier.

È il tema che, sullo sfondo, costituisce il nodo principale sul versante Pd per la sopravvivenza del Gabinetto Letta. Quanto al “caso Berlusconi”, Epifani aveva precisato nella sua introduzione: “Abbiamo aspettato la sentenza della Cassazione senza speculazioni di parte. Abbiamo detto poi con onestà tutte le cose che andavano dette: le sentenze si rispettano e si applicano; va affermata la difesa del principio di legalità per cui i cittadini sono tutti uguali davanti. Principi ovvii e conosciuti, alla base di tutte le Costituzioni liberaldemocratiche”. Letta ci ha tenuto a sottolineare che “elezioni subito e con questa legge elettorale vorrebbe dire necessità di nuove larghe intese”. Il premier insiste sui “timidi segnali di ripresa dell'economia in Europa e in Italia che hanno bisogno di politiche determinate”. Il premier conclude: “Sento una responsabilità forte sulle mie spalle. Non mi farò distrarre. Se viene meno l'unità del Pd in questo momento di sfilacciamento, il sistema rischia di venire giù. L'Italia può farcela. Dipende da noi”. Pure Epifani ha preso posizione contro una eventuale crisi dell'esecutivo: “Il Paese chiede oggi responsabilità e soluzioni dei problemi. Il governo deve procedere senza logoramento e senza fibrillazioni”. (asca)

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