Governo: Imu, braccio di ferro con i Comuni ma c’è l\’accordo

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Il governo sta lavorando a ritmo serrato per superare lo scoglio della riforma dell'Imu, sulla quale il Pdl aveva minacciato di aprire la crisi se non fossero state accolte le proprie richieste. L'accordo è vicino. Fonti di palazzo Chigi lo danno per raggiunto. Se oggi ci sarà l'auspicata fumata bianca nell'annunciato Consiglio dei ministri, le tensioni sulla stabilità dell'esecutivo si sposteranno su ciò che potrà accadere il 9 settembre quando si riunirà la Giunta per le elezioni di palazzo Madama che dovrà esaminare la possibile decadenza da senatore di Silvio Berlusconi e la sua non candidabilita' a causa della condanna per frode fiscale. Si è lavorato fino a tarda sera a palazzo Chigi e si continuerà a farlo questa mattina per perfezionare l'accordo sull'Imu che poi toccherà al Cdm previsto nel pomeriggio approvare sotto forma di decreto.

Si tratta di definire in modo preciso le coperture che dovranno sostituire l'abolizione della tassa sugli immobili nel 2013. Per quanto riguarda la prima rata (slittata al 16 settembre), la copertura verrebbe da tagli alla spesa pubblica e dalla maggiore Iva fatturata per i rimborsi dei debiti della Pubblica amministrazione. Sulla seconda rata, il Pd preferirebbe rimodulare l'imposta in modo da non cancellarla per le abitazioni definite ''di pregio''. Il Pdl insiste perchè venga abolita del tutto. Per quanto riguarda il 2014, l'esecutivo si orienta verso la formulazione di una ''tassa di servizio'' con ampio potere ai Comuni di determinarla. Ieri sera c'è stato un summit tra il premier Enrico Letta, il vicepremier Angelino Alfano, il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni e il capogruppo alla Camera del Pdl Renato Brunetta.

Presenti anche i ministri Dario Franceschini e Maurizio Lupi. Alla fine è prevalso l'ottimismo. Dichiara Brunetta: ''Stiamo trovando la quadratura sull'eliminazione dell'Imu sulla prima casa e sui terreni agricoli. Quanto alle coperture, ci saranno e saranno chiare, nette e credibili''. Qualche ostacolo sulla strada dell'accordo era venuto dall'incontro tra il governo e una delegazione dell'Anci (l'Associazione nazionale dei Comuni italiani) presieduta da Piero Fassino. Il sindaco di Torino esponeva le richieste degli enti locali. ''Il governo non può abolire l'Imu totalmente o in parte e far pagare il conto ai Comuni. Non ci possono più essere riduzioni delle risorse di cui i Comuni beneficiano.

Chiediamo la completa copertura di tutti gli introiti previsti per i Comuni per il 2013 e che non ci siano altri tagli per il 2014. Non è concepibile per nessun Comune subire ulteriori tagli pena la riduzione dei servizi essenziali per i cittadini''. Ottimista Ignazio Marino, sindaco di Roma: ''Il governo ha assolutamente garantito che i Comuni avranno i trasferimenti di tutte le risorse del 2013. Il ministro Delrio ha annunciato che ci sarà l'avvio di una riforma strutturale che va nella direzione del federalismo fiscale grazie al quale i Comuni possano disporre di tasse proprie con risorse certe, aggiuntive rispetto ai trasferimenti dello Stato''. Alcuni paletti sulla via dell'accordo erano stati posti anche dalla riunione tra il segretario Guglielmo Epifani, il responsabile economico del partito Matteo Colaninno i ministri piddini Dario Franceschini, Graziano Delrio, Flavio Zanonato, Andrea Orlando, Anna Maria Carrozza, Cecile Kienge, il vice ministro Stefano Fassina e il sottosegretario Pier Paolo Baretta.

In una nota si sottolineava l'esigenza di sostenere i primi segnali di ripresa economica con scelte precise su scuola, rilancio del turismo, costi dell'energia e allentamento del patto di stabilità dei Comuni senza dimenticare il rifinanziamento della cassa integrazione guadagni, la questione aperta che riguarda gli esodati e la necessita' di rinviare l'aumento dell'Iva. ''Noi non accettiamo ultimatum. E' anche interesse nostro riformare l'Imu, ma non c'e' solo l'Imu'', chiosava Epifani. Un richiamo alla prudenza era venuto da Baretta, sottosegretario all' Economia, in un intervento su Radio 1: ''Bisogna fare attenzione a non fare un danno maggiore che è quello di un aumento eccessivo di nuove tasse. Se è sufficientemente definita l'idea di andare verso la Service Tax, la parte finanziaria va ancora definita''. Stessa posizione quella di Fassina, viceministro dell'Economia: ''Non sarei d'accordo se per eliminare l'Imu si dovessero aumentare le accise o l'Iva. Le famiglie spenderebbero più''. Assicura Flavio Zanonato, ministro per lo Sviluppo economico: ''Non c'è nessuna ipotesi di aumento di altre tasse per finanziare la cancellazione dell'Imu''. (asca)

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