Almeno 42 persone, tra cui quattro bambini, sono morte nei bombardamenti aerei ad opera delle forze fedeli al presidente Assad a Rouhayba, una trentina di chilometri a nord-est di Damasco. Lo hanno reso noto fonti dell'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, una organizzazione dell'opposizione siriana in esilio con sede a Londra.
Lo stesso Osservatorio ha denunciato che il bilancio dei morti in Siria dallo scoppio del conflitto, nel marzo 2011, avrebbe superato ormai le “110.000 unità, la metà delle quali civili”. Intanto il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha detto che il Congresso “farà ciò che è giusto”, cioè “approverà l'uso della forza” contro il governo di Assad, un uomo che con l'utilizzo delle armi chimiche “si è unito ad Adolf Hitler e Saddam Hussein”.
Il voto favorevole del Congresso ad un intervento militare, definito da alcuni opinionisti “una scommessa”, è al momento “tutt'altro che certo”. Lo sostiene Peter King, un deputato repubblicano di lungo corso, secondo cui se la richiesta di Obama fosse posta al voto oggi, “con ogni probabilità sarebbe respinta, a causa dell'ala isolazionista”.
Il dibattito al Congresso non inizierà prima del 9 settembre, e il tempo “potrebbe giocare a favore del presidente”. Il 5 e 6 settembre, infatti, ci sarà il G20 a San Pietroburgo, dove il tema Siria sarà in agenda e gli Stati Uniti “potrebbero ottenere un più ampio sostegno
internazionale” afferma Peter King. Nei prossimi giorni, inoltre, dovrebbe arrivare il rapporto degli ispettori delle Nazioni Unite, più volte sollecitato dal Segretario Generale Ban Ki-Moon.
Mosca sostiene però che le fornite dagli Usa sull'uso di armi chimiche da parte di Damasco non sono convincenti: “Ci hanno mostrato alcuni materiali che non contengono nulla di concreto e che non convincono. Non ci sono né mappe geografiche né nomi. Restano molti dubbi” ha detto il ministro degli Esteri russo, Lavrov. “Non ci sono fatti, ci sono semplicemente dichiarazioni che gli Stati Uniti danno per certe”, ha aggiunto il capo della diplomazia di Mosca. “E quando abbiamo chiesto delle conferme più dettagliate, hanno risposto che ‘è tutto segreto’ e che per questo non possono mostrare i documenti di intelligence: non vi sono elementi per la cooperazione internazionale” ha concluso Lavrov.
CHIESA, CAMBIARE STRADA – “Come ha fatto intendere papa Francesco occorre essere angosciati per i drammatici sviluppi che si prospettano, alla luce di come si stanno muovendo i grandi della terra. La via di soluzione dei problemi della Siria non può essere quella dell'intervento armato. La situazione di violenza non ne verrebbe diminuita. C'è, anzi, il rischio che deflagri e si estenda ad altri Paesi”. Lo ha detto il segretario del Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace”, mons. Mario Toso, in un'intervista a Radio Vaticana, all'indomani dell'annuncio del pontefice di una Giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria e nel mondo.
“Il conflitto in Siria – prosegue mons. Toso – contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali e, in ogni caso, nessuno uscirebbe indenne da un conflitto o da un'esperienza di violenza. L'alternativa non può essere che quella della ragionevolezza, delle iniziative basate sul dialogo e sul negoziato”. “Insomma occorre cambiare strada. Occorre imboccare senza indugio la via dell'incontro e del dialogo, – sottolinea mons. Toso – che sono possibili sulla base del rispetto reciproco, dell'amore.
Al potere ideologico della violenza che annienta l'avversario va sostituito il potere dell'amore
che sollecita alla cura di ciò che è comune. Il vero potere è l'amore, che implica una passione per il bene degli altri, come suole dire Papa Francesco. L'amore potenzia gli altri, suscita iniziative di collaborazione per la giustizia e la pace”. (asca)