La vicenda ha avuto inizio qualche giorno fa a Roma, quando i genitori di una sedicenne, allarmati, hanno chiamato il 113 per formalizzare la denuncia di scomparsa della figlia. Dopo aver tentato ripetutamente di mettersi in contatto con lei nel corso di tutto il pomeriggio, e trovando il suo cellulare sistematicamente irraggiungibile, hanno temuto il peggio.
C’era soltanto un breve messaggio inviato alla madre nel primo pomeriggio, con cui la giovane l’aveva avvisata di essere uscita con una sua amica e di avere intenzione di ritardare il suo rientro a casa oltre l’orario stabilito. Inutili i tentativi effettuati da entrambi i genitori di mettersi in contatto con gli amici abituali della giovane nel tentativo di riuscire a capire dove potesse trovarsi. Le loro maggiori preoccupazioni erano alimentate dal fatto che già in precedenza la figlia era stata vittima di un adescamento via web da parte di un pedofilo, successivamente arrestato.
I genitori hanno quindi deciso di rivolgersi agli agenti del commissariato Esposizione per formalizzare la denuncia di scomparsa, fornendo una descrizione e gli abiti indossati dalla giovane prima di uscire da casa. I poliziotti hanno immediatamente fatto scattare le ricerche cercando di localizzare l’utenza telefonica, che però risultava irraggiungibile, e poi hanno chiesto di poter esaminare il suo personal computer per acquisire tutti gli elementi utili per le indagini. Di tanto in tanto la giovane riattivava la sua utenza telefonica mettendosi in contatto con i genitori, tentando di rassicurarli ma manifestando anche l’intenzione di voler trascorrere fuori la notte.
La conversazione intercorsa a più riprese tra una poliziotta del commissariato Esposizione e la giovane ha permesso di volta in volta agli altri agenti di acquisire altri elementi utili a individuare il luogo da cui chiamava. Ai poliziotti, poi, era apparso evidente il suo imbarazzo a parlare al telefono e le sue frasi “misurate” e sottoposte al “controllo” di qualcuno che nell’auto, vicino a lei, le continuava a suggerire come e cosa rispondere.
Al termine di una lunga trattativa telefonica, fatta di diverse fasi e di diversi contatti, gli investigatori sono riusciti ad individuare la zona da cui il cellulare della giovane trasmetteva, nel quartiere Prenestino, e a concordare un luogo di incontro preciso e cercando anche di mettersi in contatto con il suo accompagnatore che però continuava a rifiutare. Soltanto più tardi, l’equipaggio di una volante inviata nei pressi dell’abitazione della madre è riuscita ad individuarla mentre faceva rientro a casa.
Nonostante la riluttanza della giovane, i poliziotti sono riusciti a entrare in possesso di un foglietto di carta dove era annotato il numero di telefono del suo accompagnatore e, dopo averlo identificato, lo hanno raggiunto nella sua abitazione. I poliziotti non hanno creduto alla sua versione dei fatti e ai suoi ripetuti tentativi di sottolineare il fatto che la giovane amica fosse consenziente, ed al termine degli accertamenti hanno denunciato il ragazzo, un 26enne, per sottrazione di minore. (Dire)