Malasanità, abortisce al San Camillo ma espelle feto a casa

L'interruzione di gravidanza era stata effettuata dalla donna dieci giorni prima. Indaga la Procura

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La Procura di Roma sta indagando su un possibile caso di malasanità che coinvolge l’ospedale San Camillo di Roma. Una donna, infatti, dopo aver scoperto di essere incinta di una bambina con la sindrome di Down, ha effettuato una interruzione volontaria di gravidanza all’ospedale San Camillo di Roma.

Dieci giorni dopo, però, mentre si trovava nella doccia, la donna ha espulso il feto nella sua integrità, ma in stato di decomposizione, con conseguente perdita di sangue. Ricoverata al policlinico Gemelli ha subito un intervento di revisione della cavità urina. A raccontare il fatto è l’avvocato della donna, Piergiorgio Assumma, che ha presentato una querela, dopo la quale la Procura di Roma ha disposto un sequestro della cartella clinica.

«La signora S. M.- spiega l’avvocato Assumma – dopo essersi resa conto di aspettare una bimba affetta da trisoma 21, ha deciso di recarsi lo scorso 16 agosto nel reparto di Ivg dell’ospedale San Camillo di Roma, per effettuare una interruzione volontaria di gravidanza. Dopo qualche giorno di alto stato febbrile, le condizioni fisiche sono degenerate in forti dolori in tutto il corpo e grossi problemi di deambulazione. Il 26 agosto, dopo 10 giorni dall’intervento, al mattino la mia cliente ha subito una consistente perdita ematica e successivamente, al suo ingresso in doccia, ha perso il feto nella sua integrità, caduto nel piatto doccia».

L’avvocato Assumma specifica che «la mia cliente, che si trovava in Toscana al momento del fatto, è stata immediatamente accompagnata dal marito al Pronto soccorso di Ostetricia e Ginecologia del Policlinico Gemelli di Roma, dove dopo una nuova ecografia interna, che rilevava la presenza nell’utero di materiale abortivo, presumibilmente la placenta, veniva immediatamente portata in camera operatoria per un nuovo intervento di revisione della cavità uterina». (Dire)

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