Baby squillo ai Parioli, tutti condannati

La condanna più pesante è stata per lo sfruttatore Mirko Ieni. UNa mamma dovrà risarcire la figlia di 20mila euro

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Baby squillo Parioli

STutti condannati. Camera di consiglio brevissima, appena 10 minuti, per decidere che gli 8 imputati nel processo baby squillo sono tutti colpevoli del reato di sfruttamento delle due ragazzine di 14 e 15 anni che si prostituivano in un appartamento dei Parioli, a Roma. Il gup Costantino De Robbio ha inflitto una pena di 10 anni di reclusione e 60mila euro a Mirko Ieni, ritenuto l”organizzatore del giro di clienti che si intrattenevano con le due adolescenti. Sei anni e 20mila euro di multa alla mamma di una delle due, la stessa pena richiesta dalla Procura. Il giudice ha inoltre stabilito che la donna deve risarcire la figlia e l”ha dichiarata decaduta dalla successione e della potesta” genitoriale. Gli altri imputati sono stati condannati con pene fino a 7 anni di reclusione. Oltre al reato di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione minorile, gli 8 sono stati giudicati con rito abbreviato anche per cessione di sostanze stupefacenti, detenzione e diffusione di materiale pedopornografico. Il procedimento riguarda i fatti accaduti tra il luglio e l”ottobre del 2013, culminati con la denuncia da parte dell”altra mamma delle due ragazzine, da cui parti” l”inchiesta.

CONDANNATA LA MAMMA – E’ stata condannata con rito abbreviato a sei anni di reclusione la mamma di una delle due baby squillo fatte prostituire in un appartamento ai Parioli. Il gup ha anche disposto che la donna paghi una multa pari a 20mila euro, nonché l’ha dichiarata decaduta dalla successione e revocata dalla potestà genitoriale della figlia. Il gup ha inoltre disposto che la madre risarcisca in sede civile la figlia.

LE RICHIESTE DELL’ACCUSA – L’accusa aveva chiesto una pena più pesante per Mirko Ieni (16 anni e 6 sei mesi), ritenuto il «dominus» del giro di prostituzione e responsabile di aver ceduto droga. Confermata invece la condanna chiesta per la madre di una delle minorenni (sei anni), accusata di sfruttamento della prostituzione, ovvero di avere spinto la figlia ad avere rapporti sessuali a pagamento. Alla donna è stata anche revocata la potestà genitoriale. E dovrà risarcire la figlia, costituitasi parte civile.

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