Dieci persone rischiano il processo per il presunto raggiro ai danni della sorella di Alberto Sordi, Aurelia. Circonvenzione di incapace e ricettazione le principali accuse contestate, a seconda delle singole posizioni, dalla procura di Roma. L’ammontare del raggiro sarebbe superiore ai 2,5 milioni di euro. Accusati, tra gli altri, badante, cuoca, giardiniere, avvocato, notaio, autista e camerieri.
IL PROCESSO – Il convincimento che Aurelia Sordi sia stata vittima di un raggiro, per la Procura, scaturisce tra l’altro da una perizia svolta in sede di incidente probatorio: un collegio di esperti costituito da uno psichiatra forense, da un neurologo e da un geriatra ha accertato nel giugno dello scorso anno che l’anziana donna sarebbe incapace di intendere e di volere.
L’INCHIESTA – L’inchiesta della Procura di Roma partì circa un anno fa sulla base di segnalazioni di due istituti di credito relative alla verifica della procura generale con la quale Artadi veniva autorizzato a operare su tutti i conti correnti dell’anziana Aurelia, e non più sull’unico del quale aveva la co-delega insieme con un amico della famiglia Sordi. Dopo l’apertura del fascicolo processuale non furono più effettuate operazioni bancarie e Artadi, raggiunto da un avviso di garanzia, rivendicò davanti al magistrato di aver agito in buona fede e «nell’interesse dell’anziana donna». Secondo l’accusa, però, il coinvolgimento dell’avvocato Piccolella e del notaio Sciumbata sarebbe legato alla necessità di far apparire giuridicamente inattaccabile la procura generale presentata nei due istituti di credito.
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