Claudio Scajola è agli arresti domiciliari per la vicenda Matacena, ma oggi si sentirà un po’ sollevato. Il caso della casa dell’ex ministro dello Sviluppo Economico al Colosseo, ottenuta “a sua insaputa” ottiene infatti un insolito finale con lo stop al processo di appello per “intervenuta prescrizione del reato”.
PRESCRITTO – Così il reato sparisce e con esso anche la richiesta del procuratore generale Otello Lupacchini per una condanna a tre anni di reclusione. Scajola era stato assolto in primo grado, mentre in secondo erano stati chiesti tre anni per l’imputazione di finanziamento illecito. La vicenda è quella ormai famosa della casa superpanoramica di via del Fagutale, di fronte al Colosseo che l’ex ministro Scajola. Secondo il giudice dunque in primo grado disse che Scajola era inconsapevole del fatto che Diego Anemone, imprenditore romano, avesso stabilito con i proprietari dell’appartamento come effettuare il pagamento.
SECONDO GRADO – Nel processo di secondo grado si è puntato a chiedere la piena assoluzione, ma nel frattempo sarebbero intervenuti i termini della prescrizione. Dallo stesso processo, infine, la posizione dell’imprenditore Anemone è stata stralciato per un difetto di notifica.
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