A dare per prima la notizia era stata Rita Katz. Non esattamente una qualunque, insomma, ma la direttrice del gruppo di intelligence Site (Search for International Terrorist Entities) che si occupa di monitorare l’attività terroristica online. I jihadisti dell’Isis, aveva svelato la Katz, avevano coniato su Twitter un minaccioso hashtag #We_Are_Coming_O_Rome, traducibile più o meno con un “Roma, stiamo arrivando”. Perfettamente in linea con la campagna di propaganda dell’orrore che lo Stato Islamico sta portando avanti attraverso i social network.
IL MISTERO DELL’HASHTAG – Eppure stanno emergendo adesso seri dubbi sull’autenticità dell’hashtag in questione. A sollevare diverse domande è stata in primis la rivista Wired. “Dove starebbero i tweet con quell’hashtag? – ha scritto il giornalista Fabio Chiusi – Io stesso ne ho reperito uno solo, peraltro prodotto dopo, e non prima, l’annuncio di Katz. È la traduzione di un hashtag in arabo? Mistero. Insomma, non solo non sappiamo quanto sia credibile la minaccia concretamente apportata da quei tweet: non sappiamo nemmeno quanto sia fondata e importante la ‘notizia’ data da Katz”.
I RISULTATI DEL MONITORAGGIO – Citando i dati di monitoraggio forniti da “Voices from the Blogs”, Wired ha svelato che la ricerca dell’espressione incriminata, con o senza hashtag, ha prodotto meno di 50 tweet dal 14 febbraio ad oggi sui circa 1,6 milioni di tweet in arabo che parlano di Isis.
PUBBLICITÀ GRATUITA? – Il giornalista ha dunque chiesto pubblicamente chiarimenti alla direttrice di Site ma, come già accaduto in passato, non ha ricevuto alcuna risposta. “Del resto – attacca Chiusi –, le analisi di Site sono a pagamento: l’organizzazione è esplicitamente for profit, e finire costantemente su tutte le prime pagine di certo non guasta, da questo punto di vista”. Anche a costo di creare il panico con affermazioni allarmistiche e non documentate.
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