Durissimo colpo quello inferto dalla polizia giudiziaria dei finanzieri del comando provinciale di Roma a un sodalizio criminale dedito al traffico internazionale di gasolio commercializzato “in nero” sul territorio nazionale.
IL MAXI BLITZ DEI FINANZIERI – L’operazione ha coinvolto ben sei Paesi, Italia, Germania, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania e Malta, e a portato all’arresto di otto persone, sei in carcere e due ai domiciliari, di cui uno in Gran Bretagna. Decine le perquisizioni effettuate, anche all’estero, dove i militari hanno operato a supporto delle forze di polizia locali per contrastare questo vero e proprio fiume di carburante clandestino immesso in circolazione in Italia, dal 2013 ad oggi, per oltre 4.000 tonnellate.
LA FRODE – La frode scoperta dalle Fiamme Gialle era stata abilmente realizzata dai 22 indagati con la creazione di società fantasma localizzate a Londra e Praga (intestate a prestanomi locali ma amministrate da cittadini italiani appartenenti all’associazione), l’accensione di conti correnti di comodo a Malta, nella Repubblica Ceca e nel Regno Unito, sui quali sono transitati flussi finanziari connessi all’illecito traffico, la predisposizione di falsa documentazione di scorta del prodotto sulla quale sono state indicate, quali beneficiari, imprese greche e maltesi, che di fatto non hanno mai ricevuto la merce, clandestinamente immessa nel circuito commerciale italiano. Risultano indagati, allo stato a piede libero, gli acquirenti italiani del gasolio, una rete capillare di soggetti compiacenti, per lo più titolari di imprese di autotrasporto o grossisti del settore, che hanno impiegato direttamente nelle proprie aziende ovvero rivenduto a terzi il carburante “in nero” alterando, in questo modo, anche le regole del mercato e della libera concorrenza, poiché si sono giovati dei prezzi estremamente competitivi di un prodotto “esentasse”.
LE INDAGINI – Il lavoro dei finanzieri, complesso e meticoloso, non avrebbe prodotto gli odierni risultati senza la convinta collaborazione delle Autorità giudiziarie di ben 6 Paesi europei coinvolti nell’illecito traffico, efficacemente coordinate da Eurojust che ha gestito, in poco più di un anno, un imponente flusso di dati e informazioni tra i singoli Stati, coordinandone e orientandone le investigazioni sulla scorta delle richieste di approfondimento inoltrate dai Pubblici Ministeri italiani titolari dell’inchiesta. Il significativo patrimonio informativo così raccolto è stato analizzato dagli investigatori del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma e incrociato con i dati già in possesso, permettendo di attribuire ruoli e responsabilità ben precisi a tutti i soggetti complessivamente emersi, dagli organizzatori dell’illecito traffico agli acquirenti finali del prodotto, dagli autisti delle autobotti clandestine ai funzionari di banca compiacenti, per giungere sino agli studi professionali che hanno fornito un apporto determinante per l’ideazione della rete di società e rapporti finanziari strumentali alla commissione della frode. Stiamo parlando di un’associazione ben radicata in tutti i Paesi europei coinvolti, con cittadini italiani stabilmente domiciliati all’estero per mantenere salda la rete di relazioni criminali, pronta a reagire ed adattare il proprio modus operandi rispetto ai sequestri nel tempo operati dalla Guardia di Finanza delle predette autobotti clandestine, una volta giunte in Italia. Si è così assistito, sequestro dopo sequestro, alla progressiva sostituzione delle tradizionali autocisterne dedicate al trasporto di merce infiammabile con ordinari autotreni “telonati”, al cui interno sono stati stipati decine di cosiddetti cubi, in plastica, ordinariamente destinati al trasporto di acqua e nell’occasione riempiti sino all’orlo con carburante infiammabile, risultato sempre caricato presso depositi tedeschi per poi giungere in Italia ed essere rivenduto “in nero”. Le difficoltà incontrate dai finanzieri nel disarticolare l’organizzazione criminale, nella primissima fase delle indagini, hanno riguardato, altresì, l’esatta identificazione della natura del prodotto petrolifero trasportato, cui i membri del sodalizio hanno aggiunto specifici additivi onde alterare fraudolentemente l’esito di eventuali analisi chimiche speditive condotte sul gasolio, mascherandolo, così, come olio destinato alla lubrificazione anziché quale carburante per l’autotrazione.
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