Ormai è fatta. La Nuvola di Fuksas, costata qualcosa come 467 milioni, va abbattuta perché sborda di 2 metri rispetto agli spazi originariamente concessi al progetto. Da giorni alcuni quotidiani, La Repubblica in testa, lavorano su questo scoop che ovviamente ha scandalizzato anche l’architetto Fuksas, che l’ha progettata guadagnandoci un mucchio di soldi, quasi 20 milioni. Notizia sulla quale impazzano i commenti più fantasiosi dei soliti esperti che comunque non propongono nessuna soluzione, visto che ormai la Nuvola è lì e funziona pure.
Sbigottito anche l’archistar che, sia detto per inciso, è stato chiamato a rispondere di un danno erariale da 5 milioni di euro. Come ha chiesto Massimiliano Minerva, magistrato della procura della Corte dei Conti, che ipotizza un doppio incarico non “sovrapponibile”, di direttore artistico e direttore dei lavori. Coinvolti ovviamente anche i vertici dell’epoca di Eur spa, oltre che gli uffici del Comune, dai quali hanno già preso le distanze l’amministratore delegato e il presidente della società.
In proposito il presidente Roberto Diacetti su Facebook scrive «molti quotidiani danno risalto a questa notizia eclatante e tragicomica. Eur SPA è chiamata in causa e non voglio far finta di nulla. Si commentano sia i fatti positivi che quelli negativi, anche se le responsabilità risalgono negli anni e sono di altri. I nostri Uffici, all’atto del ripristino delle aree esterne contigue a Viale Europa, hanno accertato che il Roma Convention Center La Nuvola è spostato di due metri rispetto al progetto».
Si tratta di un errore inaccettabile, prosegue Diacetti «commesso nella fase di start up del cantiere (2008), che non compromette la funzionalità della struttura, che peraltro ha già ospitato numerosi eventi.» A questo punto, conclude «si pone il tema non irrilevante della soluzione tecnico-urbanistica da adottare su cui stanno lavorando i nostri tecnici insieme a quelli dell’Amministrazione Capitolina. Nel frattempo abbiamo avviato una indagine interna per ricostruire le responsabilità e state certi che chi ha sbagliato dovrà risponderne».