Ridotte le condanne nel processo di secondo grado nei confronti di tre persone accusate dell’omicidio del 52enne agricoltore pregiudicato Salvatore Polcino, ucciso il 26 gennaio 2012 a Santa Fumia, al Divino Amore, con quattro colpi di pistola e poi bruciato. Lo ha deciso la I Corte d’Appello, presieduta da Mario Lucio D’Andria, che ha condannato Giuseppe Ranieri, 33enne di Reggio Calabria, a 30 anni di reclusione (in primo grado era stato condannato all’ergastolo) Nicolò Montagner 23enne incensurato di Ardea a 18 anni (30 anni gli furono inflitti nel precedente processo) Pasqualino Gabriele Baglione 50enne pregiudicato catanese a 5 anni e 4 mesi (19 anni e 4 mesi la condanna disposta in primo grado). Diminuite così le pene inflitte al termine del processo di primo grado celebrato con rito abbreviato.
LE MOTIVAZIONI – La riduzione delle condanne è stata motivata con la concessione delle attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti contestate a Ranieri e Montagner, con l’esclusione dell’aggravante della premeditazione a Montagner e con l’assoluzione di Baglione rispetto all’accusa di omicidio volontario.
LA MOTIVAZIONE – Secondo la ricostruzione dell’accusa alla base del delitto vi sarebbe una lite per motivi economici. Polcino durante un periodo di detenzione nel carcere di Velletri avrebbe conosciuto Ranieri: a lui chiese dei soldi. Nell’attesa di saldare il debito l’agricoltore aveva dato in uso a Ranieri un’abitazione. Poi la discussione e Polcino fu attirato in una trappola in un terreno isolato che l’uomo conosceva bene perchè ci andava spesso a raccogliere la cicoria. Qui Ranieri gli avrebbe sparato, alla presenza degli altri due imputati che per l’accusa sono complici del delitto. Poi il cadavere fu dato alla fiamme e gettato in una buca scavata con una ruspa, poi bruciata anch’essa.
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