Ne ha dato notizia questa mattina il Messaggero di Roma, ma sembra confermato che un addetto alle spedizioni dell’aeroporto di Fiumicino sarebbe stato ricoverato all’ospedale Santo Spirito di con una diagnosi di sospetta legionella.
ALTO RISCHIO – Considerando l’alto rischio infettivo dell’affezione polmonare giovedì scorso la direzione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli giovedì scorso ha imposto misure cautelari a tutto il personale sull’uso dell’acqua. Nella lettera citata da quotidiano si segnala che «a seguito di colloqui telefonici con tecnici dell’Arpa Lazio Roma, allarme legionella all’aeroporto di Fiumicino risulterebbe presente una contaminazione da legionella nell’impianto idrico presso l’edificio comune di Cargo City».
ALLARME ACQUA – Nella comunicazione si prescrive di «evitare l’uso dell’acqua per le abluzioni ed evitare gli asciugatori a getto d’aria. In caso di lavaggio, usare il sapone e asciugare subito con salviette di carta. E non bere dai rubinetti». Sono precauzioni indispensabili in attesa che la società di gestione provveda «ad un intervento di sanificazione». Nel frattempo proseguono gli accertamenti dall’Arpa Lazio e dalla Asl che sinora non hanno accertato la presenza del batterio.
LA MALATTIA – Questo che si manifesta con una polmonite di gravità talora letale e fu scoperto nell’estate del 1976 quando colpì un gruppo di veterani della American Legion riuniti in un albergo di Filadelfia, causando ben 34 morti su 221 contagiati su 4000 presenti.
Si scoprì che la malattia era stata causata da un “nuovo” batterio, che fu isolato nell’impianto di condizionamento dell’hotel dove i veterani avevano soggiornato. Infatti si annida prevalentemente nelle condotte d’acqua e negli impianti di condizionamento dell’aria e per questo richiede accertamenti immediati e approfonditi da parte delle autorità sanitarie.
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