Valle del Sacco, oltre cento pecore morte: allarme “lingua blu”

La Confederazione italiana agricoltori (Cia) di Frosinone chiede alla Regione Lazio di intervenire per fermare la grave epidemia di febbre catarrale

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In alcuni comuni della provincia di Roma e Frosinone, ma si parla di casi anche nei territori di Latina, stanno morendo diversi ovini per la “bluetongue”, ovvero lingua blu.

IL CASO – I vaccini – secondo quanto riportato da un articolo del Corriere della Sera – sarebbero insufficienti e la Confederazione agricoltori avrebbe chiesto un incontro con la Regione Lazio per intervenire. Oltre cento, tra pecore e capre, sarebbero già morti nella sola zona della Ciociaria, una vera e propria epidemia diffusasi in pochi giorni, causando danni enormi agli allevatori. Già la Valle del Sacco negli anni precedenti è stata enormemente penalizzata da inquinamento, con avvelenamenti di fiumi e capi di bestiame.

L’ALLARME – La Confederazione italiana agricoltori (Cia) di Frosinone parla di gravi difficoltà per le aziende agricole della zona (già in crisi), che va da Anagni a Paliano, Piglio, Fiuggi, ma tocca anche Colleferro e Subiaco. Sul Corriere della Sera a parlare è proprio il presidente della Cia di Frosinone e Lazio, Ettore Togneri, che vuole incontrare a breve il prefetto Emilia Zarrilli e l’assessore regionale all’Agricoltura, Sonia Ricci, per cercare insieme una soluzione immediata a questo problema.

LA MALATTIA – Bisogna trovare un sistema per sconfiggere la febbre catarrale che si diffonde con la puntura degli insetti, in particolare moscerini, ma oltre alla prevenzione senza un piano ben definito per le vaccinazioni. La Bluetongue è una malattia infettiva contagiosa che colpisce soprattutto i ruminanti, ed è conosciuta anche con il nome di febbre catarrale o lingua blu (intacca i vasi sanguigni e i tessuti), proprio per l’aspetto e la colorazione che assume la mucosa linguale.

E proprio le elevate temperature e le forti precipitazioni tendono ad aumentare l’attività dei vettori, per cui questa pazza estate che sembra andare già verso l’autunno, sta moltiplicando i casi. La pecora tra l’altro è più sensibile a questa infezioni e ha sintomi gravi rispetto a bovini e caprini, e la mortalià di questa specie è quindi più alta. Il periodo di incubazione è di circa 7 giorni, e nei casi di infezione i capi devono essere abbattuti e parte un piano di prevenzione nel raggio di 10 km e una vaccinazione di massa che però va studiata in basa al virus.

 

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