Albano, il Tar dà il via libera all’inceneritore: è bufera

Nonostante i ripetuti divieti ora l'impianto potrebbe nascere. Ecco tutti i passaggi

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Corteo contro l'inceneritore

Il piano rifiuti del Lazio continua a viaggiare a colpi di sentenze dei guidici. Ora è toccato al Tar del Lazio ribaltare una decisione che potrebbe avere delle pesanti ripercussioni per tutto il territorio dei Castelli Romani. Ad Albano potrebbe presto arrivare il più grande inceneritore dei rifiuti in Europa. I giudici amministrativi hanno accolto il ricorso del Consorzio Co.E.Ma, di cui fanno parte la società Colari di Cerroni, Acea e Ama, stabilendo che per l’impianto di Roncigliano si possono utilizzare le risorse derivanti dai fondi Cip-6 destinati alle energie rinnovabili: parliamo di 500 milioni di euro.

LA SENTENZA – In sostanza la sentenza ritiene valida la Convenzione Preliminare tra il GSE (Gestore dei Servizi Energetici) ed il CO.E.MA. di giugno 2009 che invece il Ministero dello Sviluppo economico aveva annullato nel marzo 2014. Convenzione economica che si fonda secondo i comitati su un inizio lavori fuori termine, tesi avvalorata e suffragata da foto anche aeree, che sono state rese pubbliche anche dai Comitati di lotta contro l’inceneritore. Il Tar però ha dato ragione al Consorzio permettendo quindi che si possa realizzare l’inceneritore.
Una grande rivincita di Cerroni sulla classe politica dirigente locale accusata dalle associazioni ambientaliste di sostanziale immobilismo. Era il dicembre 2013 quando, con il Rapporto di ricerca elaborato da Confservizi sulla situazione rifiuti nel Lazio  la Regione Lazio prendeva atto che i tre impianti esistenti per lo smaltimento dei rifiuti, peraltro sottoutilizzati, erano sufficienti a coprire il fabbisogno regionale, non rendendo necessario quindi l’inceneritore di Albano. L’Amministrazione Zingaretti si era già espressa chiaramente a riguardo. A questo punto la palla passa al Ministero dello Sviluppo Economico.

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