Pomezia, lavoratori Arca a rischio licenziamento protestano in strada

Per i dipendenti si prospetta un futuro da disoccupati qualora non accettassero il trasferimento a Poggibonsi, dove la società vuole trasferire la produzione

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Pomezia, lavoratori Arca a rischio licenziamento protestano in strada

Settantacinque dipendenti sull’orlo del licenziamento. I lavoratori dell’Arca, società costruttrice di camper con sede storica a Pomezia, dopo due anni di cassa integrazione a rotazione, il primo in regime ordinario, il secondo in cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione aziendale. A questi sarebbero potuti essere aggiunti altri sei mesi, ma solo se si fosse presentato un piano di rilancio. Piano che, per la sede di Pomezia, non ci sarà: i vertici hanno deciso di trasferire l’intera produzione negli stabilimenti toscani di Poggibonsi, dismettendo completamente gli impianti di via Naro.

RISCHIO LICENZIAMENTO – Gli operai sono quindi ora obbligati a trasferirsi, pena il licenziamento. Ma la notizia non è certo piaciuta ai dipendenti che il 14 febbraio hanno iniziato una protesta interna di tipo “morbido”, uno sciopero ad oltranza senza occupazione, finalizzato ad aprire a soluzioni alternative che non sono però arrivate. Oggi hanno tentato di rafforzare la loro opposizione alle decisioni aziendali scendendo in strada e fermando il traffico davanti allo stabilimento. “Per noi è impensabile il trasferimento così lontano: abbiamo tutti le famiglie qui, case con il mutuo ancora da pagare, figli che studiano. Siamo disperati, vorremmo almeno ottenere gli ammortizzatori sociali per qualche altro mese ed avere il tempo di trovare un’altra occupazione, sempre che ci si riesca – spiegano alcuni lavoratori – ma di certo sarà difficile ricollocare operai che hanno superato di molto i 40 anni di età, ma che sono ancora troppo giovani per la pensione”.

LA PROTESTA – La protesta in strada è durata poco. “Inizialmente avevamo pensato di bloccare addirittura la Pontina, ma poi ci siamo limitati ad invadere per poco tempo via Naro. Non vogliamo che ci rimettano persone che non c’entrano nulla: la nostra intenzione era quella di attirare l’attenzione sulla situazione gravissima che esiste a Pomezia, dove altro pezzo storico dell’industria, come tante altre aziende, vuole lasciare questo territorio dopo averne preso i maggiori benefici possibili”. Giovedì 27 ci sarà un nuovo incontro nella sede della Federlazio, al quale saranno presenti tutte le parti coinvolte: società, sindacati, lavoratori. Solo dopo quel giorno si saprà con esattezza quale sarà il destino dei 75 dipendenti. “Se non si riuscirà ad ottenere la cassa integrazione decideremo per forme di protesta più dure, anche verso gli amministratori comunali, che dicono di avere a cuore questa città ma che in questi giorni, nonostante sia da noi stato richiesto un incontro, non sono mai venuti a vedere cosa stava succedendo”.

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