Civitavecchia, lavori al porto: sequestri e 9 indagati

L'accusa è di frode nelle pubbliche forniture con l'aggravante di aver commesso il fatto su opere destinate alle comunicazioni marittime

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Civitavecchia, lavori al porto: sequestri e 9 indagati

Questa mattina, i carabinieri del comando per la tutela dell’ambiente – Nucleo operativo ecologico di Roma – coordinati dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia, procuratore capo Gianfranco Amendola e sostituto procuratore Lorenzo del Giudice, hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo emesso dal gip del Tribunale di Civitavecchia, Lorenzo Ferri, delle opere marittime in fase di realizzazione denominate ”Opere strategiche per il porto di Civitavecchia primo lotto funzionale prolungamento antemurale Cristoforo Colombo, darsena servizi e darsena traghetti”, aggiudicate, a seguito di gara d’appalto, dall’associazione temporanea d’imprese composta da Itinera spa, impresa Pietro Cidonio spa, Grandi lavori Fincosit spa e Coopsette società cooperativa per l’importo di oltre 130.000.000 di euro.

INDAGATI – Nella circostanza sono stati notificati 9 avvisi di garanzia nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo e in concorso tra loro, del reato di frode nelle pubbliche forniture con l’aggravante di aver commesso il fatto su opere destinate alle comunicazioni marittime; il tutto in danno della stazione appaltante Autorità portuale di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta. Sono state inoltre eseguite numerose perquisizioni presso le abitazioni e presso gli uffici delle società subappaltatrici coinvolte sequestrando documentazione ritenuta di interesse per il prosieguo degli accertamenti. Non si esclude che a seguito degli accertamenti, tuttora in corso, possano emergere ulteriori violazioni di carattere ambientale. Le verifiche sono state preliminarmente avviate dal Corpo Forestale dello Stato a seguito di due esposti in cui erano state segnalate delle irregolarità nell’esecuzione dell’appalto in questione.

L’INDAGINE – Successivamente, grazie a un’articolata e prolungata attività di indagine svolta dal reparto speciale dell’Arma, si è avuto modo di accertare che la frode era stata realizzata da società subappaltatrici locali le quali fornivano materiali lapidei (rocce provenienti da cave della zona) e calcestruzzo difformi a quanto stabilito dal capitolato d’appalto. Questi materiali, utilizzati per il riempimento dei cassoni cellulari che costituiscono la base delle opere a mare, sono per caratteristiche, qualità, dimensioni provenienza e natura del tutto difformi da quanto previsto dal contratto, poichè provenienti da cave diverse da quelle indicate nella documentazione prodotta alla stazione appaltante e attraverso documenti di trasporto ideologicamente falsi veniva mascherata la reale provenienza. Il materiale è risultato estratto e caricato su autocarri senza alcuna attività di selezione, con rocce di dimensioni inferiori a quelle previste e con caratteristiche geologiche e meccaniche difformi da quelle richieste dal capitolato d’appalto, nonché, in frequenti casi, mescolate a terra e marna. Anche il calcestruzzo impiegato per la realizzazione dei cassoni cellulari e” risultato di qualità inferiore a quanto dichiarato e richiesto nei capitolati d’appalto. Il sequestro si è reso necessario sia per l”acquisizione di ulteriori elementi probatori, ma anche al fine di fermare la realizzazione di opere che, se terminate con tali modalità, avrebbero pregiudicato la loro resistenza e durata nel tempo con seri rischi per la stabilità dell’opera stessa. Allo stato attuale sono stati iscritti nel registro degli indagati per il reato di frode nelle pubbliche forniture in concorso titolari e dipendenti delle società subappaltatrici coinvolte e non sono indagati funzionari pubblici.

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