Allarme a Fiumicino. Una procura nazionale anti-terrorismo? “Può essere utile se lavora in squadra con le procure distrettuali”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, a ‘La Telefonata’ di Belpietro. “Dobbiamo essere molto pratici”, ha aggiunto il titolare del Viminale: “La gran parte del lavoro viene svolta a livello di intelligence, preventivamente, non nei tribunali”.
IL SOSPETTO – Il titolare del Viminale ha rivelato, inoltre, che sono in corso “accertamenti ulteriori” sul passeggero sospetto fermato ieri su un volo EasyJet in partenza da Roma con falso passaporto pakistano. “Non è il caso di sbilanciarsi su ipotesi che possano creare allarme, nelle prissme ore avremo il quadro chiaro”, ha detto Alfano, secondo il quale è dunque “prematuro” parlare di terrorismo. Nella lotta al terrorismo, ha sostenuto il ministro, “il nostro lavoro si sta ulteriormente intensificando. Ci troviamo di fronte a una minaccia immanente, che può attuarsi in qualsiasi parte del continente ed è sostanzialmente imprevedibile. Per questo abbiamo innalzato il livello di sicurezza al massimo”. Alfano ha sottolineato che “il Comitato di analisi strategica antiterrorismo è riunito sostanzialmente in permanenza, abbiamo informazioni aggiornate giorno per giorno: nel nostro Paese possiamo dire di aver fatto tutto il necessario per prevenire nei limiti del possibile la minaccia”. “I nostri migliori uomini dell’intelligence, dell’antiterrorismo e della polizia sono in contatto e al lavoro quotidianamente. Il capo della polizia Pansa è in stato di allerta permanente. Il nostro è un lavoro che avviene nell’ombra, ma non conosce sosta: senza sosta contro il terrorismo, è un lavoro senza sosta per assicurare libertà e democrazia a tutto l’Occidente e per difendere questa libertà e democrazia contro gli attacchi del terrore e del terrorismo”, ha sottolineato il ministro. Come misura di prevenzione legata alla lotta al terrorismo di matrice islamica, il ministro ha annunciato che “dalla fine di dicembre abbiamo espulso nove soggetti: cinque tunisini, un turco, un egiziano, un marocchino e un pakistano. Avevo dettto che avremmo avvitato ulteriormente i bulloni dell’operatività del meccanismo delle esplusioni e lo abbiamo fatto fin da prima delle vicende di Parigi”.
PERSONE ESPULSE – Le persone espulse dall’Italia “erano tutte munite di un permesso soggiorno per lunga residenza, concesso parecchio tempo fa, ed erano residenti da parecchio tempo in Italia. Tra gli espulsi c’era qualcuno che si era autoradicalizzato sul web, qualcuno aveva aderito all’Isis, qualcun altro aveva assunto il rango quasi di reclutatore. L’attività in questa direzione non si ferma e sulle espulsioni continueremo a essere durissimi”, ha aggiunto il ministro. “Abbiamo radiografato un numero di soggetti molto superiore a 100 – ha proseguito – Sui giornali è stato scritto di 100 jihadisti censiti: non esiste una lista nera, ma un lavoro di monitoraggio e il volume dei numeri è molto superiore a 100”. “È un lavoro che si fonda sulla riservatezza, un elemento essenziale di questa strategia. Abbiamo trattato un numero molto elevato di casi, di soggetti pericolosi di area jihadista, ma non c’è una lista dei 100”, ha continuato il ministro. Alfano ha anche fornito un aggiornamento sui foreign fighters: “Secondo le rilevazioni, aggiornate al 17 gennaio, i foreign fighters sono arrivati a 59. Ovviamente non sto parlando di 59 presenti in Italia, ma di soggetti che hanno avuto in qualche modo a che fare con il nostro Paese. Quattordici di questi 59 sono già morti, ci sono stati 5 italiali partiti Siria, 15 stranieri partiti dall’Italia, 24 stranieri collegati al nostro Paese in varia forma con contatti e relazioni e 13 siriani partiti dall’Italia”, ha concluso.
(fonte Asca)