Coste laziali con punte di eccellenza ma anche tanto inquinamento. Colpa degli scarichi abusivi che arrivano dai comuni costieri ma anche da tante località dell’interno e che mettono a rischio la bellezza delle nostre coste. Così mentre le cronache ricordano ogni anno le eccellenze delle ”Bandiere Blu” (ben otto nel Lazio con Anzio nella provincia di Roma e altre sette in quella pontina) ci sono anche le spiagge meno belle ma pur sempre godibili, minacciate però dall’inquinamento. Su questo fronte è stata proprio Legambiente a monitorare le coste italiane: e nel Lazio 15 punti su ben 24 analizzati mostrano valori batterici superiori ai limiti che la legge consente. Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all”informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al contributo del Coou, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati ha presentato i suoi dati all’inizio di agosto: su 14 prelievi effettuati in provincia di Roma, ben 10 hanno riportato un giudizio di ”fortemente inquinato”.
Nella capitale cariche batteriche ben oltre i limiti sono state riscontrate alla foce del fiume Tevere e alla foce del canale presso il cancello numero 1 a Ostia (sempre a Ostia è invece risultato nei limiti il prelievo effettuato al canale dei Pescatori). Gli altri prelievi con esito negativo sono stati effettuati sul lungomare Pyrgi (altezza via Oleandri) a Santa Severa di Santa Marinella; alla foce del fiume Arrone, sul lungomare di Ponente di Fregene; alla foce del canale Crocetta (Filadelfia), alla foce del canale Orfeo e alla foce del Rio Torto tutti a Torvajanica, nel comune di Pomezia; alla foce del fosso Grande ad Ardea; alla foce del fosso Cavallo Morto (lungomare delle Sterlizzie) in località Lido dei Gigli di Anzio e alla foce del porto canale Loricina di Nettuno. Entro i limiti, invece, gli altri campionamenti: alla foce del fosso Zambra a Marina di Cerveteri; alla spiaggia presso la foce del canale e del fiume Statua a Ladispoli.
Le analisi di Goletta Verde hanno indagato parametri microbiologici come enterococchi intestinali ed Escherichia coli e hanno considerato “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa italian sulle acque di balneazione così come hanno ottenuto il livello di ”fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori.
Un monitoraggio quindi assai puntuale, volto a individuare i punti critici del mare della nostra regione e le pressioni inquinanti che ancora gravano sulla costa. Senza volersi sostituire ai controlli ufficiali, precisano da Legambiente, ma con l’obiettivo di restituire “un’istantanea utile per individuare i problemi e ragionare sulle soluzioni. Anche nel Lazio abbiamo quindi messo sotto osservazione prevalentemente foci di fiumi e torrenti, ma che si trovano in tratti di costa o su spiagge molto frequentate e che quindi possono diventare elementi di criticità per gli stessi bagnanti” spiegano dall’associazione ambientalista.
Le analisi sono state effettuate alla fine di luglio, dunque in piena stagione balneare, e rappresentano un dato molto utile per la valutazione delle problematiche di depurazione e inquinamento. In questo senso Legambiente chiede a Regione Lazio e amministrazioni comunali, di costa e entroterra, di rendersi attive nella risoluzione dei deficit depurativi ancora presenti, per non compromettere una delle principali risorse di questo territorio, e iniziare a rilanciare l’economia turistica e del mare in chiave sostenibile.
”Quest’anno- commenta Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio- con il passaggio di Goletta Verde abbiamo voluto raccontare come la valorizzazione del mare e il rilancio della sua economia in chiave sostenibile, viaggia attraverso salvaguardia e fruibilità, da ricercare con strumenti come la nuova buona legge regionale sul demanio marittimo, che prevede che almeno il 50% di costa sia spiaggia libera, il rilancio delle aree marine protette come sta avvenendo per le Secche di Tor Paterno e l’istituzione di nuove aree protette come quella che chiediamo a Santa Severa con il Monumento Naturale Antica Pyrgi.
Le sfide d’ora in poi devono essere quelle di uno sviluppo sostenibile che punta alla valorizzazione della specificità del Lazio, quell’intreccio positivo e splendido tra natura, turismo, cultura e storia, da affiancare a scelte che guardino alla sostenibilità energetica, allo stop al consumo di suolo, alla corretta gestione di reflui così come dei rifiuti. La salvaguardia del nostro mare passa imprescindibilmente da questi fattori uniti alla risoluzione dei problemi di inquinamento, e sulla qualità delle acque è fondamentale la strutturazione di un nuovo Piano Regionale di Tutela delle Acque.
Le nostre analisi però dimostrano che c’è tanto ancora da lavorare per rilanciare davvero le aree di pregio, investendo sul sistema depurativo e spendendo bene le risorse già pronte. I risultati che oggi presentiamo, focalizzano criticità specifiche nella provincia di Roma in particolar modo, ma anche in settori del Sud-pontino e della Tuscia laziale, dove continuiamo a trovare in piena stagione balneare troppi punti fortemente inquinati, tra foci e scarichi, ma anche nel bel mezzo di importanti e frequentate spiagge”.
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