Non bastano i tanti investimenti sui trasporti: a Roma e nel Lazio i cittadini non sono capaci di lasciare la macchina a casa, sono tutti in macchina e rischiano di più di tutti la vita per strada. Con un tasso di 0,70 vetture ogni 10mila abitanti Roma vede ulteriormente salire il suo record di città ad altissimo rischio di incidenti stradali, distanziandosi enormemente da quello 0,40 che è il livello medio europeo.
186 MORTI IN UN ANNO – Ben 186 i morti per incidenti a Roma nel 2011, con un costo sulla popolazione di 573 euro ad abitante e ripercussioni su tutti i frequentatori della città. Se dunque il traffico (almeno statisticamente) non è il vero grande male della mobilità di Roma (Milano la batterebbe), è certo che a Roma per il traffico si muore. Strade strette, poco segnalate, tangenziali trasformate in piste, incroci pericolosissimi come sulla Cristoforo Colombo. E poi il Raccordo anulare dove la notte si può vedere di tutto. Dopo il drammatico incidente di Lunghezza con quattro ragazzi schiantatisi sulla piccola strada di periferia, il dibattito sul traffico di Roma si fa ancora più attuale, anche perché non è solo la mortalità a sconcertare, ma anche i valori del traffico, della velocità media lasciano perplessi: velocità media di 15,4 Km l’ora; appena 41,5 Km di metropolitana (al ventesimo posto in Europa).
LA PROPOSTA DI UN PIANO – A non sottovalutare il fenomeno è stato oggi il consigliere comunale Dario Nanni che ha ricordato quella che oltre le cifre rappresenta una vera e propria emergenza: «Nelle ultime settimane peraltro abbiamo registrato una tragica di una catena di incidenti che hanno stroncato la vita a giovani ragazzi bambini e a padri di famiglia – ha spiegato Nanni. A Roma è sempre più urgente un piano strategico per la sicurezza stradale, se si vogliono evitare ulteriori stragi. Torno a chiedere come ho già fatto da oltre due anni una Assemblea capitolina straordinaria specifica sulla sicurezza delle strade, al fine di approvare provvedimenti che possano fermare la lunga scia di omicidi stradali che quotidianamente interessano la nostra città».
NECESSARIE LE ZONE 30 – «In sintesi – continua Nanni – la proposta prevede: l’istituzione di zone 30, interventi sulla segnaletica e sugli impianti visivi; un’analisi dei dati sugli sull’incidentalità cittadina; la realizzazione di una mappa con l’istituzione di un fascicolo per il rilevamento del livello di manutenzione stradale; la manutenzione e messa in sicurezza di marciapiedi e ciclabili; la necessità di realizzare una segnaletica visibile e chiara anche grazie all’utilizzo di vernici di nuova generazione; l’intensificazione e la diffusione, in particolare nelle scuole, di una corretta educazione stradale. Alla luce di questi ultimi dati diffusi dall’ACI sono ancora più convinto che la legislazione relativa alla responsabilità personale di chi si mette al volante va rivista. L’introduzione del reato di omicidio stradale nel codice penale deve diventare un argine e un deterrente contro le stragi di pedoni, ciclisti e automobilisti. Basta stragi di innocenti , chi trasforma i propri autoveicoli in strumenti di morte deve essere consapevole di essere un assassino e come tale dovrà essere trattato dalla giustizia italiana».
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