Salvare Castel di Guido dalla privatizzazione armati di trattori. Con questo obiettivo il Coordinamento Romano per l’Accesso alla Terra insieme ai cittadini e alle aziende cooperative di zona hanno occupato pacificamente Castel di Guido.
LA RICHIESTA – Il coordinamento chiede il ritiro immediato dell’art. 20 della proposta di legge n 147, dove si prevede la vendita del patrimonio agricolo pubblico, giudicandola “una proposta sbagliata e che non serve a ripianare in nessun modo il bilancio e in controtendenza con gli impegni presi pubblicamente dall’attuale governo nazionale”. L’alternativa lanciata dalle aziende è la messa a reddito delle terre pubbliche, “attraverso affitti equi che garantiscono sviluppo produttivo e occupazione”.
LA MOBILITAZIONE – La mobilitazione, avviata lunedì 5 maggio, intende rimettere in moto la storica località laziale e i suoi 2.000 ettari di terreno di proprietà della Regione, potando gli alberi e rimettendo in funzione i trattori abbandonati da tempo. “L’azienda, nonostante la sua grande tradizione storica nel panorama biologico laziale, risulta in perdita da anni per colpa della mala gestione comunale e l’assenza di coordinamenti chiari da parte della Regione” si legge nel comunicato diffuso dall’associazione promotrice dell’occupazione.
L’INCONTRO – Il giorno seguente all’occupazione i rappresentanti della Giunta del 13° Municipio hanno incontrato l’Assessore Estella Marino per discutere sulla questione dell’Azienda Agricola di Castel di Guido. Dall’incontro è emersa una comune contrarietà alla vendita dei terreni interessati, nonché la volontà di trovare soluzioni alternative per il rilancio delle aziende agricole. A chiedere la revisione del tanto contestato art. 20 della Legge Regionale n. 147 e proprio il Presidente del Municipio XIII Valentino Mancinelli attraverso una nota: “Con l’occupazione simbolica di terreni dell’ Azienda Agricola di Castel di Guido molte Associazioni hanno voluto richiamare l’attenzione sulla necessità che sia scongiurato il rischio di svendita delle sue terre pubbliche da parte della Regione Lazio”.
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