Il legale di Buzzi: «Mafia Capitale tutta una montatura»

«Salvatore è basito. E' stata una costruzione enorme. Probabilmente ci sono corruzioni ma va tutto dimostrato»

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Mafia Capitale? Tutta una montatura. “Salvatore Buzzi è basito, stupito perché è stata una costruzione enorme. Era il capitano di questa cooperativa che ha dato lavoro a tantissimi giovani ex detenuti. Dire che, nell’attività che ha fatto, ci siano i segni di un’attività mafiosa ritengo sia assolutamente inesistente”.

LE PAROLE – Lo ha detto a Sky TG24 il legale di Salvatore Buzzi, Alessandro Diddi, a proposito delle accuse rivolte al suo assistito. “Bisogna vedere cosa dicono le intercettazioni e i libri paga. Non dico che tutto ciò che è stato fatto – ha spiegato l’avvocato – non dimostrerà che ci siano dei reati. Probabilmente ci sono delle corruzioni, delle turbative d’asta, ma va tutto dimostrato. Quello che non è esistente è l’associazione per delinquere di stampo mafioso”. La Procura della Capitale ha intanto avviato una serie di verifiche sui documenti depositati questa mattina negli uffici di piazzale Clodio dal sindaco di Roma, Ignazio Marino. Il procuratore capo Giuseppe Pignatone dovrà adesso valutare se l’incartamento possa rappresentare uno spunto da inserire nella maxinchiesta su Mafia Capitale o darà la possibilità di sviluppare un accertamento autonomo. A piazzale Clodio si registra il massimo riserbo degli inquirenti sui passi da compiere. Secondo quanto si è appreso i pubblici ministeri sono al lavoro anche sul furto di un personal computer avvenuto di recente in un ufficio del servizio giardini del Campidoglio.

MASSIMO CARMINATI – I controlli sono stati affidati agli stessi magistrati che indagano su ‘Mafia Capitale’ e il gruppo di Massimo Carminati. E proprio Carminati “è risultato tenere un elevato tenore di vita (ha iscritto il proprio figlio Andrea all’Università Luiss di Roma), pur non svolgendo nessuna attività lavorativa ed essendo privo di reddito. Appare interessarsi di vendita di automobili e orologi, senza comparire formalmente in alcuna impresa operante nei predetti settori commerciali. E, nel periodo in esame, ha intrattenuto relazioni che destano sospetto e che meritano approfondimento”, scriveva il gip Flavia Costantini nel novembre del 2011 quando autorizzò “la proroga delle intercettazioni delle comunicazioni, vocali e sms”, come chiesto dalla Procura a su tempo”. Il Pirata – scriveva il giudice – “è risultato avere relazioni con Marco Perina, vicepresidente del ventesimo Municipio del Comune di Roma e fratello dell’onorevole Flavia Perina e con Simona Di Giuseppe, dirigente del ministero dello Sviluppo Economico e collaboratrice del viceministro Catia Polidori. Appare opportuno evidenziare che Carminati risulta essere particolarmente attento nell’utilizzo del proprio telefono e nei propri spostamenti, atteso che lo stesso ha manifestato telefonicamente al proprio avvocato Giosuè Naso, il sospetto di essere controllato dalle forze di polizia”. Per il giudice era “assolutamente indispensabile” concedere la proroga perché vi erano elementi sufficienti circa “l’esistenza di una consorteria volta all’attività di riciclaggio di denaro provento di attività delittuose, in particolare, reati contro il patrimonio e usura”.

(fonte Asca)

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