Padre Placido: «Aiutavo i ragazzi a inserirsi nel cinema porno»

Si parla di un archivio di 1.700 foto. Parla l'avvocato del sacerdote accusato di prostituzione minorile a Termini

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Sergio Ruperto, avvocato difensore di Padre Placido Greco alias Don Dino, sacerdote accusato di prostituzione minorile e pedopornografia, arrestato in flagranza di reato dagli agenti della Polfer di Roma Termini per l’incredibile quantità di foto illegali custodite in un archivio del suo computer. è intervenuto questa mattina ai microfoni di Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano, nel corso del format ECG Regione, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, per parlare della posizione del suo assistito.

LE DICHIARAZIONI – “Sabato scorso è stata fatta la convalida dell’arresto in carcere e lui si è difeso sostenendo che non sapesse nulla a proposito dell’adescamento dei giovanissimi e dicendo che andava alla Stazione Termini a cogliere il suo sacerdozio, per fare beneficenza e aiutare i barboni. Per quanto riguarda le foto, lui ha sostenuto che la prima volta era andato da lui un ragazzino a pregarlo di fargli delle foto che gli servivano per partecipare a un film porno. Il ragazzo era minorenne, ma lui non lo sapeva. Ha detto che a quell’età, diciassette diciotto anni, è complicato capire se uno è minorenne. Dopo è partito un passaparola tra i ragazzi e in tanti sono andati da lui a farsi fare queste foto”.

A proposito della Bibbia a luci rosse che il sacerdote avrebbe scritto, l’avvocato di Don Dino dice a Radio Cusano Campus: “Non ha mai scritto una Bibbia, ha scritto alcune pagine a forma di romanzo. A luci rosse? Non lo so, scrivere era una sua passione. Ma il mio assistito nega fermamente di essere un pedofilo e sostiene di non aver mai avuto rapporti con minorenni dietro compenso”.

L’avvocato di Padre Placido ha già presentato istanza di scarcerazione: “Ho già fatto in sede di convalida dell’arresto istanza di scarcerazione ma il gip l’ha respinta perché secondo lui c’era pericolo di reiterazione del reato. La presenterò di nuovo al tribunale della libertà, penso che gli arresti domiciliari possano essere sufficienti, non capisco l’applicazione di una misura così grave come la detenzione in carcere. Hanno trovato delle foto fatte con macchina digitale e altre immagini in una chiavetta usb. Immagini pedopornografiche va bene, ma questo non giustifica una misura così grave”.

Un’ultima battuta su eventuali pentimenti del suo assistito: “Se ha intenzione di scusarsi con la chiesa e con i cattolici visto il suo ruolo di sacerdote? Per il momento non ne abbiamo parlato, magari poi approfondiremo anche questo”.

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