Se l’autovelox è scaduto, cioè non sottoposto a controlli periodici, la multa è da annullare. A stabilirlo è una sentenza della Corte costituzionale (n° 113/2015), che di fatto ‘boccia’ il nuovo codice della strada. Secondo i giudici, l’autovelox deve essere sottoposto a controlli periodici, altrimenti la sua misurazione non può ritenersi affidabile. Una decisione che ora rischia di aprire la strada ai risarcimenti per i cittadini. In gioco ci sono infatti centinaia di migliaia di verbali non ancora pagati (per quelli già pagati la partita è chiusa). Una bella grana, soprattutto per i Comuni: la voce ‘multe’ frutta circa 1,2 miliardi l’anno.
IL PRECEDENTE – A sollevare il dubbio di costituzionalità dell’art. 45 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n° 285 (Nuovo codice della strada) era stata la Cassazione, che nel giudicare il ricorso di un cittadino arrivato fino alla Suprema Corte, ha deciso di rimettere gli atti ai giudici costituzionali. In entrambi i gradi di giudizio è infatti rimasto controverso il corretto funzionamento dell’autovelox, in relazione al quale non è stato concesso alcun accertamento.
“I fenomeni di obsolescenza e deterioramento – recita la sentenza, pubblicata sul sito della Consulta – possono pregiudicare non solo l’affidabilità delle apparecchiature, ma anche la fede pubblica che si ripone in un settore di significativa rilevanza sociale, quale quello della sicurezza stradale”. E ancora: “Un controllo di conformità alle prescrizioni tecniche ha senso solo se esteso all’intero arco temporale di utilizzazione degli strumenti di misura, poiché la finalità dello stesso è strettamente diretta a garantire che il funzionamento e la precisione nelle misurazioni siano contestuali al momento in cui la velocità viene rilevata, momento che potrebbe essere distanziato in modo significativo dalla data di omologazione e di taratura”.