“Non si vuole chiudere un’inchiesta, si vuole chiudere una vicenda”. E’ quanto affermato a Omniroma da Pietro Orlandi in merito alla richiesta di archiviazione dell’inchiesta sulla scomparsa della sorella Emanuela. Lo stesso Pietro Orlandi, ha poi ribadito la necessità di indagare a fondo nell’ambiente Vaticano: “Nei casi di sparizione o di omicidio le indagini partono sempre dall’ambiente in cui viveva la persona scomparsa o la vittima. Per Emanuela, che viveva in Vaticano, questo non è stato fatto”.
ALI AGCA – Sull’attentatore di Papa Giovanni Paolo II, Ali Agca, indagato che da tempo afferma di conoscere la sorte di Emanuela Orlandi, per il quale le parti civili hanno chiesto l’imputazione coatta, Pietro ha affermato: “Sarebbe stato importante sentirlo, anche solo per escludere la veridicità di quello che dice di sapere. E’ stato qui non molto tempo fa, abbiamo chiesto che venisse interrogato, ma la procura non l’ha fatto”. Riguardo all’informativa sulla scomparsa di un minore nel quartiere Africano, trasmessa dalla questura di Roma alla procura nel 1997, e in base alla quale sarebbe poi stato messo sotto intercettazione il telefono di Accetti -uno degli indagati nel caso Orlandi, Pietro afferma:
LA PISTA ACCETTI – “C’era già nelle richiesta di archiviaziona, dove erroneamente si parla di lettera anonima mentre in realtà si tratta di informazioni attribuite a una fonte ‘fiduciaria qualificata’”. In una conversazione intercettata tra Accetti e la sua ex compagna, quest’ultima avrebbe fatto più volte il nome di Emanuela. La donna, in particolare, si sarebbe rivolta all’indagato dicendo: “Parliamo di Emanuela Orlandi e di quello che vuoi fare con lei”. L’informativa e le trascrizioni delle intercettazioni, tra l’altro, sono state prodotte oggi, in udienza,dai legali della famiglia Orlandi. “Noi vogliamo raggiungere la verità, qualunque essa sia”, ha detto Natalina Orlandi, sorella di Emanuela, “spunti per indagare ancora ce ne sono tanti. Fermarsi qui con la richiesta di archiviazione sarebbe una sconfitta per tutti”. Natalina Oralndi ha poi proseguito: “Io non ho una pista preferita, posso dire che quella del terrorismo internazionale non esclude quella banda della magliana e dello Ior. Mi domando se è mai possibile che non ci sia, su questa terra, un essere
umano coraggioso che a distanza di tanti anni dica le cose come stanno”.