Vermicino, picchiata e tenuta in cella per farla prostituire

Una 25enne romena era segregata e portata a vendersi sulla Palmiro Togliatti

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Quattro mura ricoperte di muffa, una piccola finestra troppo in alto per affacciarsi e un letto sfatto. Un vero e proprio tugurio, la stanzetta dove veniva riportata e rinchiusa dopo aver passato la giornata costretta a vendersi in strada.

Quasi ogni notte, poi, quella stessa cella in cui veniva segregata si trasformava nel “boudoir” del suo aguzzino, il quale decideva di sfogare su di lei i suoi più bassi istinti sessuali. Uno spazio angusto e sporco, ricavato in un capannone industriale dismesso, non troppo lontano dalle case di Vermicino: lì a vissuto, per due mesi, una ragazza di 25 anni attirata dalla Romania dal fidanzato, con la promessa di un lavoro dignitoso.

Una speranza trasformata subito in incubo. L’uomo, che l’ha costretta a prostituirsi, violentata e pestata ripetutamente, e resa in schiavitù, la faceva lavorare in viale Palmiro Togliatti di giorno e la teneva sotto chiave di notte, senza acqua, cibo e luce. Dopo averle sottratto tutti i soldi, se ne andava a fare baldoria con un sua complice, una donna connazionale di 24 anni.

La situazione della ragazza è cambiata quando ha trovato il coraggio di confidarsi con un italiano, forse un suo cliente, che ha deciso di aiutarla e si è rivolto ai carabinieri. Gli uomini della stazioni di Tor Vergata hanno subito fatto scattare la trappola per il romeno e la sua complice: quando a fine giornata si sono presentati da lei e hanno recuperato il provento delle sue presatazioni, i militari li hanno ammanettati.

Ora sui due pende l’accusa di riduzione in schiavitù, estorsione e sfruttamento della prostituzione, e questa notte saranno loro a passarla in cella. La ragazza, invece, ora si trova un centro di sostegno. Il Maggiore Giuseppe Iacoviello, comandante della stazione di Frascati, interpallato da Cinque, ha rassicurato sullo stato di salute della giovane: “Malgrado tutto quello che ha passato, sta bene e ora potrà tornare nel suo paese, tra i suoi cari”.

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