Delitto di via Poma, la procura: no all’assoluzione di Busco

Pesanti le accuse all'ex fidanzato. Le perizie lo incastrerebbero. Si potrebbe riaprire un nuovo processo

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A 24 anni dall”omicidio di Simonetta Cesaroni, torna in aula forse per l”ultima volta l”ex fidanzato Raniero Busco. Il processo a suo carico è iniziato il 3 febbraio del 2010, vent’anni dopo la morte di Simonetta uccisa con 29 coltellate il 7 agosto 1990 negli uffici regionali Aiag, appunto in via Poma.

LA CONDANNA A 24 ANNI – In primo grado la Corte d”assise, il 26 gennaio 2011, condannò Busco a 24 anni. Giudizio poi ribaltato il 24 aprile 2012, quando la Corte d”assise d”appello assolse l”ex fidanzato della Cesaroni con formula piena. Ora la vicenda approda in Cassazione. I giudici della I sezione penale, presieduti da Umberto Giordano, sono chiamati a decidere se confermare l”assoluzione. La procura generale, infatti, ha impugnato la sentenza di secondo grado contestando gli esiti della perizia, ritenuta piena di contraddizioni, disposta dai giudici e decisiva in quel giudizio.

IL MORSO SUL SENO – In particolare le contestazioni riguardano quel segno sul seno sinistro di Simonetta che, secondo gli esperti, sarebbe un morso. La dentatura di Busco, secondo quella perizia, infatti, sarebbe compatibile con quel segno lasciato dall”assassino. Secondo invece gli esperti dalla Corte d”assise d”appello quel segno non sarebbe un morso. Oggi Raniero Busco non dovrebbe essere presente in aula. In accordo con i suoi avvocati, infatti, dovrebbe attendere il verdetto a casa insieme alla moglie Roberta e ai due figli. L’ex fidanzato di Simonetta Cesaroni, uccisa con 29 coltellate il 7 agosto del 1990, non e” in aula. Raniero Busco, infatti, aveva gia” fatto sapere che avrebbe atteso la sentenza a casa con la moglie e i figli.
Il procuratore generale della Cassazione, Francesco Sarzano, durante la sua requisitoria al processo per l”omicidio di via Poma, ha chiesto l”annullamento della sentenza della Corte d”appello che ha assolto Raniero Busco dall”accusa di avere ucciso Simonetta Cesaroni.

LA DIFESA – Quel morso non e” attribuibile a Busco. La sentenza di secondo grado e” esemplare, in equilibrio tra sapere scientifico e giuridico. Rimette in discussione il motto per il quale il giudice e” peritus peritorum”. Cosi Franco Coppi, il legale di Raniero Busco, l”ex fidanzato di Simonetta Cesaroni, uccisa con 29 coltellate il 7 agosto del 1990 in via Poma a Roma, durante la sua arringa davanti alla prima sezione penale della Corte di Cassazione. Busco in secondo grado e” stato assolto con formula piena per non aver commesso il fatto. “Sono convinto fin dal primo momento della sua innocenza- ha aggiunto Coppi- ritengo che abbia subito una grande ingiustizia con la condanna nel processo di primo grado. La sentenza di secondo grado- ha poi osservato- e” veramente esemplare dal punto di vista giuridico e scientifico”. Secondo il penalista, infatti, “non vi e” alcuna certezza che la lesione sul seno della vittima sia un morso e non vi e” alcuna possibilita” di attribuirlo a Busco”. Inoltre, in merito alle tracce di dna trovate sul reggiseno di Simonetta Cesaroni, Coppi ha sostenuto che queste “vennero rilasciate il 4 agosto, tre giorni prima del delitto. E ne e” prova inequivocabile il fatto che il dna e” anche sul corpetto: un morso non puo” superare corpetto e reggiseno e produrre una tale lesione sul seno”. L”avvocato, poi, ha ricordato che “sul luogo del delitto vi sono altre tracce di sangue, non attribuibili ne” a Busco ne” alla vittima, ma ad un”altra persona, se non addirittura ad altre due”. In riferimento al movente di cui avevano parlato i giudici di primo grado che avevano ritenuto l”ex fidanzato della Cesaroni responsabile del delitto, “e” stato del tutto inventato- ha concluso Coppi- erano ragazzi di vent”anni, uno era piu” attratto dal profilo sessuale, l”altra sognava di aver incontrato il principe azzurro”.

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