Una reazione violenta alla notizia della sospensione dei propri figli. Così un manipolo di genitori si è introdotto forzando l’ingresso dell’istituto alberghiero Pellegrino Artusi in via Pizzo di Calabria tra l’Appia e la Tuscolana. Un operatore rimase ferito.
IL PROCESSO – Tre genitori sono finiti a giudizio. Per uno di loro, un cinquantaquattrenne romano, il solo chiamato a rispondere anche delle accuse di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, il giudice della quarta sezione penale del tribunale di Piazzale Clodio ha emesso una sentenza di condanna a nove mesi di reclusione. Mentre per gli altri due genitori coinvolti nella singolare irruzione sono arrivate condanne minori in relazione al solo reato di interruzione di pubblico servizio. Assolto, invece, come da richiesta del pubblico ministero Mario Pesci, uno dei bidelli che aveva tentato di impedire l’accesso in aula al gruppo, finito suo malgrado a processo perché accusato di aver colpito uno degli imputati durante il parapiglia.
I FATTI – I genitori presentano alla porta del complesso di via Pizzo Calabro, chiedendo di poter parlare con la professoressa. Il loro arrivo sul posto, però, è poco tempestivo.
I tre sono in ritardo, le lezioni sono cominciate già da tempo e la docente è impegnata nel suo lavoro con gli alunni. Un bidello avvisa il gruppetto di genitori del fatto che non sarebbero stati ricevuti prima del suono della campanella e, a questo punto, la situazione degenera. Il trio, composto da una coppia e da una seconda donna, insiste vivacemente.
Senza andare troppo per il sottile, raggiungono il primo piano dell’edificio e iniziano a confrontarsi animatamente con un operatore. Questi, che nello svolgimento delle sue mansioni ricopre a tutti gli effetti il ruolo di pubblico ufficiale, entra in contatto con uno dei padri, un uomo di 54 anni, e in breve gli animi si scaldano. L’imputato grida e inveisce contro il dipendente e, quando la tensione arriva al culmine, dalle parole passa alle mani.
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