Ancora Baby squillo a Roma dopo la sentenza sul caso Parioli, ma questa volta a suonare non erano i cellulari, ma il caro vecchio telefono fisso. E’ successo a Roma nel gennaio scorso, come racconta oggi il quotidiano “il Messaggero”: una quindicenne romana del quartiere di Monteverde che ancora non possedeva nemmeno un cellulare è finita in un giro di prostituzione romana con clienti grandi con uno sfruttatore, un finto agente fotografico di Capena, che chiamava direttamente sul telefono della casa (presentandosi anche talvolta con il proprio nome) nella quale l’adolescente viveva con i suoi genitori.
LA DENUNCIA DEI GENITORI – E proprio loro hanno disperatamente tentato di tirare fuori la figlia da quel giro denunciando l’accaduto. Dopo la scoperta delle strane relazioni che la figlia intratteneva i genitori hanno fatto mettere sotto controllo il telefono di casa e piano piano le telefonate con quello che gli stessi genitori avevano definito “il pappone” hanno rivelato il giro illecito. La ragazza, assai fragile, si è rivelata dipendente dalla cocaina, ribelle, allettata dalle prospettive di guadagno e magari speranzosa di essere conosciuta e diventare famosa al punto da finire per difendere il suo “protettore”. Inoltre, ricorda il quotidiano romano, non conosceva nemmeno i nomi dei suoi clienti, ben trenta persone identificate e schedate.
PROTEZIONE E SILENZIO – Ora la ragazza si trova in una realtà protetta, una casa famiglia dove sta ritrovando la serenità e la si sta aiutando a prendere consapevolezza di sè e del proprio corpo.
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI CINQUE QUOTIDIANO
[wpmlsubscribe list=”9″]