«Il fatto contestato non costituisce reato». Così il giudice ha spiegato l’assoluzione dell’agente di pubblica sicurezza Michele Paone che la notte tra il 29 e 30 luglio del 2011, al termine di un inseguimento lungo il Gra uccise con un colpo di pistola Bernardino Budroni di 40 anni. Omicidio colposo aggravato dall’eccesso di uso delle armi era l’accusa contestata ma il giudice monocratico ha affermato che l’agente ha fatto uso legittimo delle armi.
LA RICOSTRUZIONE DEI FATTI – Budroni, che era residente a Fonte Nuova, era stato inseguito mentre era a bordo della sua auto dopo aver avuto in via Quintilio Varo a Cinecittà una violenta discussione con la sua ex fidanzata. Fu lei a chiamare gli agenti che lo rintracciarono sul Gra e si misero a inseguirlo ad alta velocità. La sentenza ha provocato le ire della madre e della sorella della vittima e anche di altri amici che erano venuti in tribunale. Presente anche Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi. Per il poliziotto il pm Giorgio Orano aveva chiesto due anni e sei mesi.
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