Tor Sapienza, 14 minori tornano a via Morandi. Ricominciano le tensioni

Un gruppo di ragazzi appena trasferito si è ripresentato venerdì mattina nel quartiere della periferia Est. Vogliono tornare nel centro

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Erano appena stati trasferiti in un’altra struttura dopo le tensioni e gli scontri dei giorni scorsi a Tor Sapienza. Ma questa mattina, nella sorpresa generale, un gruppo di una quindicina di giovani immigrati stranieri si è presentato spontaneamente alle porte del centro di via Morandi chiedendo di poter tornare a vivere lì.

LA SORPRESA – I ragazzi, che sarebbero arrivati a piedi a Tor Sapienza, hanno rifatto le loro valige e hanno deciso che per loro è meglio vivere lì. Un fatto testimoniato anche dagli operatori sociali presenti sul posto e che hanno dovuto prendere atto della decisione presa dai giovani.

REAZIONI DIVERSE – La notizia ha destato sorpresa anche nella popolazione locale e ovviamente pareri contrastanti, in un quartiere dove alle reazioni più violente ed esasperate si è unito anche tanto buonsenso e la voglia di comporre i conflitti per migliorare il livello di vita generale in una periferia da troppo tempo abbandonata da tutti.

LETTERA DEGLI IMMIGRATI – Intanto arriva la lettera dei 35 ospiti del centro che scrivono parole forti e commoventi: “Tutti parlano di noi in questi giorni. Ma nessuno veramente ci conosce”. Raccontano la loro storia, i loro, viaggi della speranza e soprattutto dicono: “Non siamo venuti per fare male a nessuno”. Ricordano di vivere ormai da tre giorni “nel panico” e denunciano uno stato di cose che non piace neanche a loro: “In questi giorni abbiamo sentito dire molte cose su di noi: che rubiamo, che stupriamo le donne, che siamo incivili, che alimentiamo il degrado del quartiere dove viviamo- scrivono i rifugiati- Queste parole ci fanno male, non siamo venuti in Italia per creare problemi, ne” tantomeno per scontrarci con gli italiani.

IL GRAZIE AGLI ITALIANI – A questi ultimi siamo veramente grati, tutti noi ricordiamo e mai ci scorderemo quando siamo stati soccorsi in mare dalle autorita” italiane, quando abbiamo rischiato la nostra stessa vita in cerca di un posto sicuro e libero. Siamo qui per costruire una nuova vita, insieme agli italiani, immaginare con loro quali sono le possibilita” per affrontare i problemi della citta” uniti insieme e non divisi”. E sulle tensioni nel quartiere:  “Anche noi viviamo i problemi del quartiere, esattamente come gli italiani; ma ora non possiamo dormire, non viviamo piu” in pace, abbiamo paura per la nostra vita”.

APPELLO ALLE ISTITUZIONI –“Vogliamo anche sapere: chi e” che ha la responsabilita” di difenderci? Il Comune di Roma, le autorita” italiane, cosa stanno facendo? Speriamo che la polizia arresti e identifichi chi ci tira le bombe. Se qualcuno di noi dovesse morire, chi sarebbe il responsabile?”.  E sulla convivenza nel quartiere hanno sottolineato: “Non vogliamo continuare con la divisione tra italiani e stranieri. Pensiamo che gli atti violenti di questi giorni siano un attacco non a noi, ma alla comunità intera. Se il centro dove viviamo dovesse chiudere, non sarebbe un danno solo per noi, ma per l”intero senso di civilta” dell”Italia, per i diritti di tutti di poter vivere in sicurezza e in liberta”. Il quartiere e” di tutti e vogliamo vivere realmente in pace con gli abitanti”.

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