Roma, appartamento in fiamme e notte di paura a causa della marijuana

A scatenare l'incendio un impianto elettrico sovralimentato per la coltivazione

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Aveva messo su all’interno del suo appartamento un’enorme piantagione di marijuana di circa centoquaranta piante ma, alla fine, ad andare in fumo sono state la sua casa e l’attività di pusher. Ieri, domenica 27 settembre, in via Monte Cervialto, zona Val Melaina, un’intera palazzina ha trascorso una notte di paura a causa sua: intorno, alle 22, infatti, proprio nell’abitazione dell’intraprendente spacciatore romano di 39 anni, è scoppiato un incendio.

LA SCOPERTA DELLA PIANTAGIONE – Durante le manovre di spegnimento, i vigili del fuoco intervenuti si sono accorti che nell’appartamento si trovavano delle piante molto simili a quelle di “marija” e hanno avvisato la polizia. Pochi minuti e sul posto sono giunti gli agenti del reparto volanti e del commissariato vescovio che, dopo aver preso contatti con il personale operante, ancora alle prese con le fiamme, hanno bloccato il proprietario dell’abitazione e atteso di poter accedere all’interno per controllarlo. Una volta riusciti a entrare, i poliziotti hanno quindi effettuato una verifica nei locali: si sono così trovati davanti a una vera e propria coltivazione di marijuana che l’occupante dell’immobile aveva sviluppato nei diversi ambienti. Oltre alle numerose piante gli agenti hanno trovato anche altri stupefacenti di diverso tipo: otto bustine contenenti semi di canapa indiana, una pressa per compattare la resina estratta dalle piante, fertilizzanti e altro materiale per la coltivazione.

L’ARRESTO – Terminate le operazioni di sequestro di tutte le piante e dell’attrezzatura, il 39enne è stato accompagnato in ufficio e arrestato. Messo a disposizione dell’autorità giudiziaria, dovrà rispondere del reato di detenzione e produzione di sostanza stupefacente.

LE CAUSE DELL’INCENDIO – Sulle cause dell’incendio, appare probabile che sia stato provocato dall’utilizzo abusivo dell’impianto elettrico, sovralimentato proprio dall’eccessivo utilizzo di lampade ed apparecchiature usate per la produzione dello stupefacente.

 

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