Trenta licenziamenti. Le Nuove Cartiere di Tivoli hanno avviato la procedura per una drastica riduzione del personale. Lo hanno fatto, come avviene in questi casi. Inviando la comunicazione di rito alle organizzazioni sindacali di categoria: la Slc Cgil Roma Est, Fistel Cisl Roma e Lazio e Uilcom Uil, oltre che alla Regiona Lazio.
E’ in crisi dunque anche l’ultima cartiera ancora in attività a Tivoli, città che in passato basava la propria economia, grazie alla richhezza di acque del fiume Aniene, proprio sulla produzione della carta. Nel quartiere medievale sono una mezza dozzina gli stabilimenti dismessi, archeologia indistriale di un passato florido in questo settore.
Le Nuove Cartiere si trovano invece a Villa Adriana, uno stabilimento che fino a poco tempo fa era riuscito, anche grazie alle innovazioni tecnologiche e a una serie di investimenti, a restare sul mercato anche internazionale.
“L’azienda – si legge nella lettera inviata ai sindacati – si trova in una situazione di criticità strutturale, con ingenti perdite di bilancio che hanno minato più volte la capacità di perseguire i fini societari e richiesto l’intervento di un nuovo azionista onde evitare la chiusura. La compromessa situazione è aggravata dalla crisi del mercato di riferimento, prolungata nel tempo, sulla quale si è innescata l’attuale congiuntura economica di carattere generale che ha portato a un crollo dei prezzi di mercato. L’unica strada possibile per garantire lo sviluppo dell’azienda è incidere in maniera sostanziale sulle strutture, investendo in jnuovi impianti tecnologici (fotovoltaico e termovalorizzatori), evitando così le antieconomicità rispetto agli attuali costi gestionali”.
Secondo la stessa azienda, alcune delle attuali strutture produttive “appaiono inadeguate, sia in termini tecnologici sia di redditività, per poter affrontare efficacemente la competizione sul mercato”.
A causare l’attuale crisi anche “il pluriennale e oneroso programma di investimenti della vecchia gestione dimostratosi errato, costoso e con risultati inefficienti”.
Non ci sarebbe, ancora secondo la società, la possibilità di utilizzare ammortizzatori sociali alternativi alla mobilità, visto che la situazione critica in cui si trova l’azienda non può essere considerata transitoria ma consolidata e strutturale.
Per l’azienda, dunque, l’unica soluzione per il rilancio passa attraverso gli a quanto pare inevitabili licenziamenti, con una riduzione di 30 unità degli organici che riguarderanno anche le figure manageriali e di staff, oltre che al ridimensionamento delle strutture obsolete con nuovi impianti tecnologicamente avanzati e al ricorso a servizi esternalizzati per recuperare flessibilità ed efficacia operativa.
Ancora secondo l’azienda, infine, non appaiono possibili nemmeno la riqualificazione e la riconversione dei lavoratori in esubero.
L’azienda ha comunicato di voler procedere nel minor tempo possibile ai licenziamenti.