Ancora non è dato sapere quanti sono i casi di infestazione del Ciminide galligeno, l’insetto killer del castagno. Dalle prime segnalazioni ricevute in questi giorni, però ci sarebbero numerosi casi nei territori dei Comuni di Segni, Montelanico e Carpineto Romano. La paura di un possibile contagio, dopo il primo caso dell’area cimina nel Lazio, è diventata una realtà per gli oltre cinquecento produttori riuniti nella cooperativa del marrone segnino, uno dei prodotti di eccellenza di questo territorio, esportato in gran parte d’Europa.
All’indomani della notizia le istituzioni corrono ai primi ripari. L’assessore all’Ambiente della Regione Lazio Daniela Valentini, fa sapere che è stata avviata proprio nel territorio dei Monti Lepini una sperimentazione con l’Università della Tuscia per la lotta biologica e chimica al parassita.
A oggi non sono stati ancora presentati i risultati di questa indagine. Anche la XVIII Comunità Montana è in stato di allerta. Il Presidente Quirino Briganti ha fatto sapere che sarà presto disponibile sul sito internet un’informativa per contrastare le prime forme di attacco del parassita. «In questa fase, dobbiamo essere tutti piu\’ rigorosi e ricordare che qualunque tipo di trattamento non autorizzato per legge non aiuta ne\’ la lotta al cinipide e tantomeno la sperimentazione – ha dichiarato Briganti – Stiamo attendendo la visita dei tecnici del servizio fitosanitario regionale per valutare la casistica e avviare le prime forme di contrasto. Invito pertanto gli agricoltori ad avere fiducia nelle istituzioni e aspettare le prime comunicazioni ufficiali.» Solidarietà ai produttori è arrivata dall’onorevole Renzo Carella, che ha auspicato l’intervento tempestivo del servizio fitosanitario.
«E’ un gravissimo problema che se non preso per tempo rischia di creare devastazioni nei nostri boschi con grosse ripercussioni di carattere occupazionale – afferma l’on. Renzo Carella -. Occorre che la Regione Lazio con l’ufficio fito-sanitario metta in campo una mobilitazione straordinaria concertata con la Comunità Montana e i tre comuni dei Monti Lepini, coinvolgendo tutti i coltivatori interessati, in modo da fornire informazioni ed assistenza e mettendo in atto ogni possibile azione per circoscrivere e debellare quella che è una vera peste per il castagno».