Condominio omofonico, senza casa perché gay

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 Sei gay? Niente casa. È successo a massimo Frana, docente presso un istituto superiore di Roma che aveva affittato una stanza in un appartamento al quinto piano di un condominio in zona Lucio Sestio. Secondo quanto denunciato dall\’uomo ad Arcigay, dopo aver rivelato il suo orientamento sessuale alla proprietaria dell\’immobile, un avvocato in pensione, lei gli ha negato la possibilità di stipulare il contratto di affitto sostenendo di non volere affittare casa a immigrati e gay. Il docente ha spiegato che «la proprietaria mi ha anche rimproverato per averle fatto perdere del tempo, sostenendo che nel condominio non avrebbero capito certe cose. Ho perdonato la signora, ma spero si renda conto della cattiveria delle sue parole e della violenza del suo atteggiamento. Sono preoccupato all\’idea che vi possa essere un intero condominio che rifiuta le persone gay, secondo quanto ha insistito a ripetere. Così come rimango incredulo che un avvocato, quale la signora ha sostenuto di essere, possa parlare e agire in un simile modo. Da dieci anni insegno ai miei alunni a essere aperti e rispettosi di ogni diversità, vista come valore che arricchisce, e devo dire che i giovani, opportunamente invitati a riflettere, dimostrano spesso di saper dare risposte positive ed equilibrate sul tema dell\’integrazione e dell\’accoglienza dell\’altro». 

Arcigay ha organizzato per venerdì 10 settembre, a partire dalle 12, un volantinaggio proprio nei pressi della fermata della metropolitana Lucio Sestio, perchè le persone possano conoscere questa vicenda e reagiscano a questo clima intollerabile: «Distribuiremo dei cartelli "Affittasi" con la scritta "Omofobia in condominio? No grazie!"», ha dichiarato Fabrizio Marrazzo, presidente dell\’associazione glbt.


                                                                                                                    Cinque


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