Sulla vicenda del consigliere capitolino Orsi è intervenuto ieri anche Vannino Chiti, vice presidente del Senato e commissario del Pd Lazio. «Si tratta di una grave accusa e toccherà alla magistratura andare fino in fondo e accertare le responsabilità ma, nel frattempo, è auspicabile che il consigliere si faccia da parte». Ma Chiti afferma anche che la città di Roma non può accettare che Alemanno e la destra seguano l'esempio del presidente del Consiglio continuando a far finta di nulla di fronte a un susseguirsi di scandali e fallimenti politici.
«Si puo' andare avanti così?» si chiede Chiti. «Il consigliere Orsi – prosegue – ha dichiarato di non volersi dimettere. Il voto dei cittadini però non rappresenta una delega in bianco, è sottoposto a controllo e verifica: pensa anche lui di uscirsene con un videomessaggio, senza rendere conto ai magistrati e ai cittadini delle accuse che gli sono state mosse?». Il ragionamento del senatore si estende alle capacità di governo della destra romana che si è contraddistinta «per la sua manifesta incapacità di governare e per gli scandali delle assunzioni facili nelle aziende municipalizzate».
L'elenco dei fallimenti va dalla resa sul tema dei rifiuti al bluff del gran premio di Roma, passando per la pessima gestione del traffico, del decoro urbano e della si- curezza. In conclusione «il sindaco e il Pdl romano devono assumersi le loro responsabilità di fronte ai cittadini». Chiaro invito alle dimissioni, quantomeno del sindaco. Anche Nicola Zingaretti, in una intervista al settimanale "Gli altri" esprime un giudizio tranchant sul governo della destra capitolina: «Nella loro aggressività io vedo il loro fallimento più che la loro forza».
Rispondendo poi sul futuro del centrosinistra a Roma dichiara: «Il nostro problema è l'alternativa. E se mi chiedi se correndo alle primarie si rappresenta l'alternativa, ti dico che corro già da tempo, corro con l'esperienza di governo che mi vede protagonista». E le primarie si faranno? gli chiede l'intervistatore. «Assolutamente – risponde – altrimenti si implode sotto il peso dell'autoreferenzialità»