Per i Rom progetti a lunga scadenza, non emergenze

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Il caso Rom nella Capitale continua a far discutere e riflettere. Appena una settimana fa la tragedia della morte dei 4 bambini nel campo di Via Appia metteva drammaticamente in evidenza la mancata risoluzione, nella maggior parte dei casi, dell’accoglienza alla popolazione nomade che a Roma conta appena 7mila persone.

In mattinata Alemanno ha annunciato che sarà il prefetto Pecoraro, in quanto commissario per l'emergenza, a partecipare mercoledì a un'importante riunione presso il ministero dell'Interno. Nel pomeriggio è stata poi annunciata la riunione che si terrà martedì mattina, 15 febbraio alle 12.30, tra le commissioni Sicurezza e Politiche sociali per rilanciare il Piano nomadi. All'incontro, cui è stato invitato il prefetto Pecoraro, parteciperanno anche il delegato del sindaco alla Sicurezza, Giorgio Ciardi, e l'assessore alle Politiche Sociali, Sveva Belviso.

E questa mattina, dopo l’accorato appello di Papa Ratzinger nel corso dell’Angelus domenicale che ha ricordato come l’episodio di Roma «impone di domandarci se una società più solidale e fraterna, più coerente nell'amore, cioè più cristiana, non avrebbe potuto evitare tale tragico fatto» dalle colonne del Corriere della Sera arriva l’intervento del sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro, che parla della necessità di maggiore organizzazione e pone l’accento sul fatto che “Un'amministrazione seria deve studiare il problema, non affrontarlo come un'emergenza di ordine pubblico. Invece abbiamo assistito a un modo di fare dilettantesco”. 

Dello stesso tono è stato l’intervento di Monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana di Roma, che per i Rom ha chiesto “un progetto serio a lunga scadenza. La tendopoli e' una risposta emergenziale, così come accade per i terremoti, ma mi auguro sia un fatto davvero provvisorio e un passaggio per andare oltre, altrimenti non e' un buon servizio a queste persone". E ha aggiunto: “Quello che manca, probabilmente, e' la capacità di vedere in maniera chiara e corretta il fenomeno. Se noi non abbiamo la capacità di entrare dentro le situazioni non riusciremo mai a rispondere in maniera positiva”.
 
E ieri la Comunità di Sant’Egidio, che era presente a San Pietro con Rom e Sinti, ha ricordato la necessità di dare case e istruzione a queste comunità: «Il Papa che è vescovo di Roma – ha detto il portavoce Marco Impagliazzo – richiama con forza questa città ad essere una patria comune per romani, Rom, immigrati. Garantire la scuola e la formazione ai bambini e ai giovani Rom e un alloggio dignitoso alle loro famiglie è un imperativo per tutti dinanzi ad una tale tragedia». (5web)

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