Aumento dei consiglieri: le giustificazioni di Alemanno

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Le polemiche sull’aumento di consiglieri e assessori da 48 a 60 e da 12 a 15 per le città con più di un milione di abitanti, tornate d’attualità col reinserimento nel decreto che reintegrava anche il Fondo Unico dello Spettacolo (la cui firma è stata poi rinviata dal presidente della Repubblica) costringono anche il sindaco Alemanno a  dare spiegazioni: “È fuorviante, se non strumentale, scaricare solo su Roma Capitale la responsabilità politica della norma per mantenere inalterato a 60 il numero dei consiglieri nelle città con più di un milione di abitanti. Questa norma è già contenuta nel progetto di legge per il Codice delle Autonomie, perché fa parte di una logica razionale di gradualità numerica nella rappresentanza democratica dei Consigli comunali”.

E siccome di aumento dei costi della politica si tratta, e di provvedimenti che alimentano quella che i giornalisti Stella e Rizzo hanno chiamato “la Casta”, il sindaco è costretto ad aggiungere: “Per quanto riguarda la nostra città, questa norma è inserita anche nei decreti legislativi per Roma Capitale in corso di approvazione, in virtù del particolare ruolo di Roma e del numero dei suoi abitanti superiore al doppio di quelli degli altri grandi Comuni. La necessità di inserire l'articolo in questione all'interno del decreto legge varato mercoledì dal Governo, nasce solo dalla necessità di accelerare l'iter del Codice delle Autonomie in vista delle votazioni che si svolgeranno a maggio a Milano e a Napoli.”  

E, infine, la ciliegina sulla torta: “Il nostro unico interesse è stato quello di evitare disparità tra la situazione di Roma e quella di Milano e di Napoli, con il rischio di alimentare ancora una volta inutili tensioni e conflitti tra la diverse aree geografiche dell'Italia”.

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