Indignati, Usb: caccia all’uomo in pronto soccorso

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È molto dura la presa di posizione dell’Unione Sindacale di Base – sanità, Lazio – che in una nota ha espresso "ferma condanna per la vera e propria caccia all’uomo messa in atto dalla polizia ai danni dei manifestanti feriti nella manifestazione del 15 ottobre”. La polizia, infatti, secondo l’USB, avrebbe prima tallonato a sirene spiegate le ambulanze del 118 con i feriti a bordo, poi fatto irruzione fin dentro le sale visite dei Pronto Soccorso romani, interrompendo un pubblico servizio e violando gravemente il diritto di ogni cittadino alle cure e all’assistenza prestate, nella fattispecie, in condizioni di emergenza.

"L’episodio più grave – si legge nella nota – è avvenuto all’Ospedale S. Camillo di Roma dove alle proteste dei medici e degli Infermieri del Pronto Soccorso, impegnati su un giovane ferito in codice rosso, e alla ferma volontà dei sanitari di mettere in atto gli urgenti accertamenti e cure la polizia ha risposto minacciando il personale in servizio “o ce li fate identificare qui e ora o denunciamo anche voi”. Grave e inquietante anche il ruolo svolto da “un Dirigente regionale del 118, già in forza come medico al S. Camillo” che avrebbe fatto pressione sui suoi ex colleghi per “facilitare, senza indugi, il compito della polizia” e per il quale l’USB chiederà alla Direzione Generale dell’ARES 118 e alla Presidente della Regione Lazio di fare immediata chiarezza sull’episodio e di prendere le distanze e provvedimenti da un atteggiamento in aperta violazione di un diritto costituzionale e di istigazione all’inosservanza del codice deontologico al quale è legato il personale sanitario".

"Alla questura che ammette gli episodi giustificandoli con lo stress degli agenti di polizia rispondiamo con la nostra rabbia di lavoratori e lavoratrici della sanità che, nonostante turni e condizioni di lavoro massacranti dovuti ai continui tagli alla sanità pubblica e al blocco delle assunzioni, continuiamo a garantire il diritto alla salute e all’assistenza – conclude la nota – In alcun modo quanto accaduto il 15 ottobre negli Ospedali romani – e che non trova applicazione neanche negli scenari di guerra – può essere minimizzato o addirittura ricondotto a comportamenti individuali perché rientra appieno nel continuo attacco ai diritti e alla democrazia in atto in questo Paese ed in quanto tale da censurare e combattere. E del resto l’invito alla delazione o al subordine delle cure sulle “operazioni di polizia” è già stato ampiamente e a gran voce rispedito al mittente dai lavoratori e lavoratrici della sanità quando a farne le spese si pretendeva fossero i migranti irregolari e ben prima che i Governi regionali deliberassero in tal senso". L’Usb "esprime piena solidarietà a tutto il personale sanitario del Pronto Soccorso dell’Ospedale S. Camillo di Roma che ha saputo, ancora una volta, restituire un significato concreto alla difesa dei diritti e della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici e dei cittadini".

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