Il 100% delle donne-madri sopporta le violenze in ambiente domestico per difendere l'unità del modello patriarcale. Ma quando la violenza arriva ai figli, il muro di omertà si rompe e la donna esce allo scoperto. Purtroppo il danno indiretto recato ai bambini, nell'arco dei primi 15 anni di vita, è tale da indurre i figli a negare il desiderio di formare una famiglia e di avere una relazione sana di coppia.
Sono questi i risultati principali della ricerca internazionale "Daphne III Violenza sulle donne: il danno indiretto provocato sui bambini", condotta dalla Facoltà di Scienze della formazione di Roma Tre in collaborazione con la cattedra Unesco di Cipro, Oradea della Romania e Presov della Slovacchia, presentata oggi presso l'università di Roma Tre in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne indetta dall'Assemblea generale della Nazioni Unite.
A illustrare i dati, la professoressa Sandra Chistolini, responsabile della Ricerca, Sandro Cipriani, Marina D'Amato, Matteo Villanova e Diana Pallota. "La donna e' consapevole del danno subito dal bambino e questa consapevolezza è legata al grado di istruzione – ha spiegato Chistolini – se la donna ha anche un'indipendenza economica, avendo una permanenza stabile nella società, questa situazione ha un'incisività diversa sul processo di vittimizzazione della madre a causa dell'esposizione del figlio alla violenza contro di lei, e nella presa di consapevolezza dei sintomi del malessere del figlio". "La difficoltà dello studio è stato quello del raccogliere i dati – ha raccontato Cipriani – si sono raccolti i verbali di polizia in forma anonima, sono stati fatti colloqui con le madri, interviste nei focus group sul tema della violenza e attraverso i bambini abbiamo cercato di aprire la percezione della realtà. È stata una procedura rigorosa. I risultati ci dicono che le conseguenze che riguardano i minori esposti a violenza perpetrate alla madri sono grandi nei sintomi di disagio. Ma una conseguenza molto drammatica è quella che pesa sugli sviluppi dell'immaginario futuro. Questi ragazzi rinuncerebbero a formarsi una famiglia per evitare di essere protagonisti di una realtà domestica che potrebbe farli ricadere in queste condizioni drammatiche".
Nel campione di testimonianze l'età delle donne che hanno subito violenza varia dai 16 ai 60 anni e l'età dei figli è compresa dai pochi giorni di vita ai 27 anni di età. Circa l'80 per cento del campione risulta essere coniugato e convivente, circa il 74 per cento presenta denuncia e circa il 79 per cento ha un referto del Pronto Soccorso. "I bambini che hanno assistito a violenza sono più aggressivi – ha concluso Chistolini – di un'aggressività appresa in famiglia, ma la scuola avverte il problema in modo inadeguato senza azioni di sostegno. Per questo abbiamo prodotto uno spot che andrà in onda di 19 secondi in cui esprimiamo la dinamica della vittimizzazione del bambino. E una guida per gli insegnanti che tenteremo di distribuire".