Mentre scoppia la polemica sul pagamento dell’Ici da parte della chiesa, un’inchiesta di Repubblica rivela che dal 2006 la chiesa avrebbe evaso l’Ici per circa 25,5 milioni, importo dovuto ogni anno fino all’eliminazione completa avvenuta nel 2008. Ad indicarlo sarebbe un documento ufficiale firmato dal segretario generale del Campidoglio, datato 17 marzo 2009 e protocollato con la sigla “RC 3825”. Inoltre, andrebbe aggiunto un minore introito di circa 8 milioni per arretrati al momento dell’introduzione della nuova normativa.
Nel 2004 il governo Berlusconi introdusse l’esenzione totale, mentre quello di Prodi modificò la normativa precisando che l’imposta ‘si intende applicabile alle attività che non abbiano esclusivamente natura commerciale’. Un avverbio che in pratica ha reso Ici-free alberghi, ristoranti, centri sportivi, di riabilitazione a pagamento, ospizi e case di riposo che abbiano al loro interno una anche piccola struttura destinata al culto. In sostanza, basta una cappella per aggirare l´imposta. Norma su cui non solo pende un´indagine della Ue ma pure una gran mole di contenziosi tra il Comune di Roma e la miriade di enti ecclesiastici che nella capitale gestiscono immobili messi a reddito.
Il dibattito si trasferisce in aula Giulio Cesare, dove già lunedì Fabrizio Panecaldo, vicecapogruppo del Pd, presenterà “un ordine del giorno per chiedere al governo di imporre l’Imu al patrimonio immobiliare del Vaticano adibito ad uso esclusivamente commerciale”. Anche perché, gli fa eco il collega Dario Nanni, “se a pagare la reintroduzione dell´Ici saranno milioni di famiglie italiane non si capisce per quale motivo dovrebbero essere esentate le proprietà della Chiesa”.
Sulla questione interviene il sindaco Alemanno, secondo il quale “'c´è una legge dello Stato molto precisa che distingue gli immobili ad uso commerciale rispetto a quelli di culto o utilizzati a scopi sociali. Se ci sono violazioni della legge basta fare denunce specifiche. Ho la sensazione che facendo un discorso confuso si voglia fare un´opera di discredito nei confronti della Chiesa cattolica che rispetta la legge come qualsiasi altro cittadino”.