Ieri mattina l'associazione contro le mafie Libera e Don Ciotti, alla presenza del prefetto Pecoraro e di un rappresentante dell'Agenzia nazionale per i Beni confiscati, hanno fatto un “brindisi alla speranza” al Café de Paris, storico bar di via Veneto oggi sequestrato alla 'ndrangheta. Un importante segnale di reazione della parte sana della città contro la morsa delle mafie che asfissia ogni giorno di più Roma scrive in una nota Paolo Masini, consigliere capitolino del Pd e primo firmatario della delibera Antimafie, da 417 giorni in attesa di voto. Ma un segnale, aggiunge polemicamente, che per il consigliere «non appartiene ad Alemanno, che proprio in quel bar, insieme all'inquisito sodale Franco Morelli, ebbe un "incontro elettorale" con il boss Giulio Lampada».
Per di più, fa notare Masini, oggi davanti al Gup di Napoli sarà processato con rito abbreviato Giorgio Magliocca, suo stretto collaboratore ed ex sindaco di Pignataro Maggiore imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. Lo stesso, prosegue la nota «che partecipava, a quanto appreso da trasmissioni televisive nazionali, ai tavoli sui beni confiscati a Roma per conto del sindaco». Nonostante tutto questo, «Alemanno ha pensato bene di non costituirsi parte civile per l'enorme danno d'immagine alla città» che prima del suo arrivo in Campidoglio era un riferimento nazionale nell'impegno contro le cosche. Eppure «sarebbe stato un atto dovuto per difendere il nome della città e dei cittadini che il sindaco è chiamato a rappresentare e che invece altre amministrazioni» come recentemente alcuni comuni del milanese, non hanno esitato a mettere in pratica. «Noi -conclude Masini nella nota- la scelta l'abbiamo fatta, al Cafè de Paris ci siamo andati anche noi, ma ieri mattina con Libera e Don Ciotti e non prima del sequestro con il clan Lampada e Morelli, alla ricerca di imbarazzanti "bacini di voti"».