Gli archivi dell'assessorato al Commercio di Roma capitale sarebbero stati posti sotto sequestro nei giorni scorsi da parte della Procura della Repubblica che ne ha bloccato l'attività. Il blitz sarebbe legato alla vicenda Cartellopoli.
Esattamente un mese fa il Campidoglio annunciava che entro 60 giorni sarebbero stati rimossi ben mille cartelloni abusivi per arginare l'invasione delle affissioni irregolari in città. Insomma una stretta sulla cartellopoli romana iniziata mesi fa con un blitz in piazza Meucci, dove furono abbattuti venti impianti. Ma l'iniziativa suscitò anche le polemiche del comitato Basta Cartelloni. «Dopo anni di scarsa attenzione al fenomeno – denunciava il comitato – il Comune sta tentando di risolvere il problema con iniziative spot. Servono invece norme che, in attesa dell'approvazione ed effettiva realizzazione del nuovo piano regolatore, permettano di rimuovere immediatamente i cartelloni che non rispettano le norme del codice della strada». Una squadra coordinata dall'assessore capitolino al Commercio, Davide Bordoni, e dal vicecomandante della polizia municipale, Antonio Di Maggio, aveva cominciato a demolire un maxi impianto installato in piazza Meucci e le rimozioni proseguirono poi nella zona di viale Marconi dove furono eliminati altri quaranta cartelloni.
Di due giorni fa un'operazione simile a Ostia. Per l'operazione di rimozione erano già stati spesi 300mila euro, mentre altri altri 800mila euro venivano stanziati per l'inizio del 2012. «Dall'inizio dell'anno abbiamo rimosso 3.700 cartelloni», dichiarava l'assessore. «Ci vorranno almeno altri due anni prima che il piano diventi esecutivo – ribatteva il comitato – perché prima bisogna redigere i piani di localizzazione, che prescrivono strada per strada dove devono essere collocati i vari impianti». Il sindaco Alemanno in occasione della presentazione della nuova campagna sul decoro urbano, aveva parlato di un fenomeno da sradicare che non riguarda solo qualche piccolo imprenditore abusivo «ma qualcosa di più vasto», parlando di «un mercato parallelo che rappresenta una vera e propria organizzazione mafiosa». Ammissione che parrebbe ampiamente giustificare l'intervento della magistratura su una situazione che è divenuta davvero scottante.
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